“BEYOND THE WASTE: INUTILITA’ APPARENTE”
Proseguono le iniziative legate alla rete “VareseMusei” che, grazie all’impegno del Comune di Varese in collaborazione con le realtà museali
varesine, sta dando grande impulso all’offerta culturale della Città Giardino. Molteplici le iniziative in calendario da qui all’estate. Tra
queste si inserisce la mostra temporanea “BEYOND THE WASTE: INUTILITA’ APPARENTE” che sarà visitabile da domani 16 aprile aprile al 15 maggio 2016 presso i locali del Museo Castiglioni.
Per un mese verranno esposte le opere di Marco De Santi, un artista e designer veresino presente già da anni sulle scene nazionali.
Soggetto di questo percorso espositivo è l’Archeologia del quotidiano; ossia riflettere su come sia possibile recuperare oggetti scartati ed
abbandonati fornendo “loro” una nuova occasione, una seconda possibilità di esistenza. I suoi progetti approfondiscono anche tematiche complesse
come la Miseria, il Disordine, l’Estetica, la Paranoia.
La mostra, afferma l’archeologa Serena Massa incontra una delle principali tematiche del Museo Castiglioni: il futuro della tradizione.
“Il sapere tradizionale ha la stessa logica delle più avanzate esperienze tecnologiche come la conquista del cosmo: una stazione
spaziale produce la sua stessa energia, l’acqua necessaria, ricicla i rifiuti. Così interagivano con l’ambiente le società antiche”.
“Dopo il grande successo della Mostra ‘Pashed, l’artista del faraone’, il Museo Castiglioni ospita una nuova iniziativa. Il Museo deve essere
concepito come luogo d’incontro e di scambio culturale” – afferma Marco Castiglioni, presidente dell’Associazione Conoscere Varese che gestisce
il Museo. “E’ seguendo questa filosofia che abbiamo voluto dare spazio non solo all’arte classica ma anche a quella contemporanea. D’altra
parte il Museo è concepito proprio così: reperti archeologici e reperti etnologici che si incontrano, si sovrappongono e si spiegano l’un con
l’altro”.
Lungo il percorso della mostra si scopre pian piano l’originalità dell’artista che, con le sue opere dalle più piccole alle installazioni
più grandi, centra il tema con profonda ed acuta sensibilità. Oltre a ragionare su come siamo diventati insensibili a ciò che ci circonda,
considerando spesso tutto inutile, le sue creazioni analizzano anche il nostro particolare momento storico: ossia l’ossessione dipendente per la
tecnologia, “droga moderna” e la sfrenatezza dell’“usa e getta” che non si ripercuote solo su ciò che è inanimato, ma spesso anche su noi
stessi.
La Mostra è poi impreziosita dalle parole e riflessioni di due grandi Maestri del design e dell’architettura contemporanea quali Andrea Branzi
e Michele De Lucchi, che definiscono Marco De Santi come un “esploratore di tecniche”, un “artigiano innamorato, creatore di doni preziosi ed
imprevisti, destinati a fornire sorpresa in chi li guarda” (A. Branzi).
O ancora un designer che realizza “oggetti non necessariamente pratici, ma in ogni caso oggetti d’uso”, che “rispondono però all’imperativo di
non ingombrare lo spazio inutilmente, ma dove l’utilità non sta nel fare le cose con meno fatica, ma nel capire con maggiore lucidità il
significato che vogliamo dare alla nostra esistenza.” (M. De Lucchi).
La curatrice della mostra e dei testi è Fabrizia Lucchini, giovane storica dell’arte che ha mosso i primi assi in varie realtà espositive milanesi.