Giulio Tremonti Al Salone Estense: L’italia, Un Paese Che Ha Molto Più Di Quanto Si Dica

Nonostante il caldo il Salone Estense era gremito di persone curiose di conoscere “Le tre profezie”, che Tremonti ha racchiuso nell’omonimo saggio edito da Solferino

23 Luglio 2019
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Si è parlato di globalizzazione, di guerra fredda tra Usa e Cina, di dazi, del dualismo dell’Italia e di una legislatura troppo complessa che andrebbe snellita, ieri, al Salone Estense. Il protagonista della serata è stato Giulio Tremonti, ex ministro dell’Economia e delle Finanze, invitato a Varese da Cristina Bellon, direttore artistico dei “Giardini Letterari”, una rassegna multidisciplinare organizzata dalla Biblioteca Civica di Varese (#INBiblioteca) in collaborazione con Coopuf Iniziative Culturali. A intervistare l’ospite è stato Nicola Saldutti, Caporedattore Economia Corriere della Sera.

Presenti le Autorità della città, ASST Sette Laghi, l’Università Insubria di Varese, la LUIC di Castellanza e la Statale di Milano. Nelle prime file, i presidenti, i vicepresidenti e direttori di Confcommercio Ascom Varese, Confartigianato Imprese Varese, Confagricoltura Varese e Unione Industriali provincia Varese. E i rappresentati degli Ordini dei Commercialisti, degli Avvocati, dei Geometri, degli Architetti.

Nonostante il caldo il Salone Estense era gremito di persone curiose di conoscere “Le tre profezie”, che Tremonti ha racchiuso nell’omonimo saggio edito da Solferino.  Partendo da tre citazioni di Max, di Faust di Goethe e di Leopardi, l’ex ministro, sottolinea che il passato è l’insegnamento del futuro anche se la storia non si ripete per identità perfette. Parla d’Italia “un Paese che ha molto più di quanto si dica”, di Europa, fino ad arrivare alle grandi potenze, come America e Cina. “Non era evidente e non mi è stato evidente che di colpo la Cina avrebbe iniziato una marcia non solo commerciale ma anche geopolitica”.

In una nuova visione della Via della Seta, si giunge al Quo vadis Europa. “Ho fatto la proposta di fare l’euro di carta, come c’è il dollaro di carta. Mi fu detto che ero un giurista e non un economista. Ho chiesto di mettere i dazi per difendere la nostra produzione e i nostri lavoratori. Mi fu detto che non avevo capito la globalizzazione. Ho proposto di smetterla di fare troppe regole. Mediamente sulla Gazzetta Europea ci sono dieci chilometri lineari di nuove regole ogni anno. Troppe regole spiazzano le nostre imprese costrette a competere con imprese che non hanno quelle regole.”

Durante l’evento, Tremonti non risponde alle domande sul governo, ma qualcosa su come governare il Paese se lo lascia sfuggire: “In Europa, l’Italia è l’unico paese duale. Non ci sono Paesi che contengono differenziali come quelli dell’Italia. Il nord è comparabile con tutte le grandi aree di sviluppo, anzi forse anche di più. Guardate Google Maps. Guardate la mappa che fa da sigla al canale 48. L’area del nord Italia è illuminata quasi più di altre aree d’Europa. E dove c’è la luce c’è il PIL. Non si può dire lo stesso del sud. Non puoi spaccare il Paese, allora forse un’ipotesi (che non è stata considerata fino a ora) potrebbe essere quella di capire perché l’Italia butta via i suoi fondi europei. Gli Stati danno i soldi a Bruxelles e Bruxelles li assegna alle regioni. La tragedia dell’Italia è che i fondi europei non sono solo a ‘destinazione regionale meridionale’ ma anche a ‘gestione meridionale’. Questo non è nel trattato ma è sempre stato nella meccanica politica dei nostri governi. Quella regionale deve essere la destinazione ma non può essere la gestione. La gestione di quei fondi è assolutamente perversa. Ne spendiamo il 30% e male.”

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