
A pioggia cadente e focolai per fortuna ormai spenti Confagricoltura Varese ritiene necessario e doveroso fare sentire la voce degli agricoltori , in tema di incendi, di gestione dei boschi e di fauna selvatica.
Prima di tutto si impone un doveroso e sentito ringraziamento a tutti coloro che si sono prodigati per combattere l ‘ incendio di Campo dei Fiori , dai Vigili del Fuoco , ai Carabinieri Forestali , all ‘ Ente Parco per finire ai volontari delle squadre antincendio e della Protezione Civile : il loro duro lavoro è stato encomiabile e ne va dato il giusto merito.
Un ringraziamento del tutto speciale da parte degli agricoltori, anche perché facendo la conta dei danni tutti si scordano che i primi danneggiati in senso materiale e diretto sono proprio gli imprenditori agro forestali e i proprietari dei terreni.
Perché se brucia un bosco brucia una ricchezza ed una opportunità di lavoro, brucia una pianificazione forestale ma anche una prospettiva economica per le imprese del settore.
Non vogliamo ora , proprio mentre le forze dell’ordine certamente stanno indagando per capire cause e responsabili del disastro, addentrarci in supposizioni da bar o in chiacchere da social , ma è doveroso puntualizzare alcuni aspetti.
Non crediamo a finalità speculative o ritorsive, non sarebbero giustificate nel nostro territorio, ci sembra più l’opera di un malato di mente , agevolato da condizioni meteo veramente fuori dalla norma.
Si impone però una riflessione generale in materia di politica forestale e gestione del bosco: soprattutto nella nostra Provincia andrebbe applicata una modalità di gestione meno conservativa e più mirata alla prevenzione del dissesto ed all’utilizzazione forestale.
Sappiamo che il valore del legname di molti dei nostri boschi , per le ragioni più varie , è inferiore ai costi di utilizzazione : se non interviene una politica di intervento avremo sempre più boschi malandati , dissestati e pericolosi.
Purtroppo la frammentazione delle proprietà boschive private – fenomeno molto presente in Provincia – negli anni ha ostacolato od impedito una gestione forestale unitaria e coerente .
Siamo consapevoli della molteplicità delle funzioni che un bosco deve svolgere , produttiva , protettiva e naturalistica, non sempre in questo rodine naturalmente; siamo altresì convinti i che in assenza di gestione non si ottengono boschi più naturali e più belli ma si causano solo disastri e degrado .
E i nostri boschi , soprattutto quelli siti nelle zone più impervie e lontane dalla viabilità sono esattamente in questa situazione.
Sempre in tema è necessario poi affrontare , in maniera molto laica e non dogmatica , l’argomento caccia .
L ‘ assist lo fornisce la mozione del consigliere delegato del Pd Luca Paris , che chiede la sospensione della caccia per due anni in tutto il territorio provinciale, prendendo a pretesto – è proprio il caso di dire – l‘incendio di Campo dei Fiori.
Tale richiesta appare in primo luogo inutile e poi dannosa.
Inutile perché è già previsto per legge il divieto di caccia per 10 anni in caso di incendi boschivi sui terreni interessati dagli stessi .
Dannosa perché contraria ai piani di abbattimento redatti da Provincia e Regione ed avallati dall’INFS (Istituto Nazionale Fauna Selvatica) a tutela della stessa fauna.
E qui è necessario entrare nel merito per la parte che ci compete , cioè i rapporti tra fauna selvatica e agricoltura.
L’esplosione negli ultimi anni della fauna ungulata sul territorio provinciale ha causato e causa ingenti danni agli agricoltori e pericoli per la sicurezza pubblica , in tema soprattutto di viabilità .
Principale imputato il cinghiale , ma certamente non l’unico.
Le popolazioni di ungulati selvatici – è la scienza a dircelo – devono essere controllate con adeguati piani di abbattimento, per giungere ad una situazione di equilibrio e di sostenibilità con le risorse naturali dell’ambente , per garantire la conservazione delle stesse specie ed anche per favorire la rinnovazione del bosco.
La cosa non è facile né scontata , anche con abbattimenti importanti registriamo danni alle coltura agricole che spesso comportano la dismissione dell’attività nelle aree più sensibili per la impossibilità o aleatorietà dei necessari ripristini , soprattutto nel caso di danni ai prati che comportano un importante lavoro di ricostituzione del cotico erboso, quasi mai economicamente giustificato .
L’abbandono di un prato è un danno economico per l ‘ agricoltore ma è una perdita sociale rilevante in termini di paesaggio agrario, biodiversità , tutela idrogeologica , e soprattutto è un danno definitivo ed irrimediabile .
Quindi – proprio come categoria e nell’interesse esclusivo della stessa – gli agricoltori sono totalmente contrari alla proposta di sospensione della caccia, proposta che appare dettata solo da motivazioni ideologiche e voglia di visibilità .
Ai faciloni del web che nei giorni scorsi hanno parlato di danni inesistenti e di falsi risarcimenti ricordiamo con forza che ogni danno è visto e valutato da tecnici esperti della Regione Lombardia , quindi al di sopra di ogni sospetto, ed è poi approvato da una apposita Commissione nella quale siedono tutti i portatori di interesse , comprese le associazioni ambientaliste.
Ricordiamo loro che calunniare il lavoro degli altri oltre ad essere indice di scarsa conoscenza e supponenza è anche passibile di conseguenze più gravi.
Questa ulteriore occasione ci fa sempre più convinti della necessità di gestire adeguatamente le risorse ambientali , che nel caso specifico non può che vedere impegnate in prima linea le azienda agro forestali della Provincia , vero fiore all’occhiello del settore nel panorama regionale e nazionale , ma che devono essere supportate da adeguate politiche di intervento .
Quindi vediamo con favore l’impegno del Presidente Maroni , consapevoli del fatto che la gestione delle foreste si misura in tempi lunghi di decenni e di secoli e che questo impegno dovrà essere adeguatamente mantenuto .