
Gentile redazione,
errando fra le “grandi opere pedeprealpine”, ad Arcisate per il transito della nuova ferrovia internazionale, oltre le trincee per le stazioni, hanno scavato una nuovo “Grand Canyon”, nostrano, artificiale e seminascosto, vicino alla via Cantello che passerà sopra diventando di primaria importanza; inoltre l’incrocio con la via Bevera risulterà spostato di alcune centinaia di metri.
Poco distante abbiamo il viadotto di uscita dal tunnel del Gaggiolo, a cui manca ancora uno degli enormi piloni essendo pronto il basamento e il raccordo con la vecchia tratta chiusa per P. Ceresio, dove il ramo dei binari finisce incontrando un baluardo di rocce, prescindendo il prosieguo con il torpedone o il battello, quasi a voler invitare a fare il giro del mondo con coincidenze anche di fortuna magari prese al volo.
Passando dal “verde che c’era” di prati e boschi, al “rossiccio sventramento sabbioso” abbandonato da un paio d’anni e ai grigiori dei cementi, con traversine e muri, lo scenario “semaforico” si preannuncia “daltonico”, con precedenza assoluta tesa a rompere silenzi ormai lontani, ritrovandosi poi di botto con rumori da centro città, senza limitazioni e caotici ad ogni ora del giorno, compresi stridii di tramvai in curva; però hanno promesso speciali rotaie saldate e traffici silenti, con le famose dilatazioni termiche inesistenti o ininfluenti, per treni frequenti ma superleggeri e resistenti, merci esenti.
Speriamo comunque in bene, anche se i sentimenti sono piuttosto struggenti perché per lo stallo dei lavori è difficile rimanere indifferenti, o restare al passo coi tempi, con l’auspicio di riabituarsi presto agli eventi guardando avanti senza tanti ripensamenti; inoltre stanno anche asfaltando la nuova strada statale di valle, che sarà pronta in estate intersecandosi passando sotto la ferrovia.
“Chiudo i battenti”, cordiali saluti e grazie dell’attenzione con i migliori auguri di buona salute e continuazione.
Valter Abele Zaccuri