È tutto pronto all’Università dell’Insubria per la nona edizione di Filis, il master più longevo dell’ateneo, nato nel 2010 per creare Formatori interculturali di lingua italiana per stranieri, rispondendo alle esigenze della multiculturalità della società contemporanea.
Filis si compone di lezioni videoregistrate disponibili online, ma con il supporto di tutor via mail e telefono: una scelta precisa per andare incontro alle esigenze di chi lavora a tempo pieno, scelta che negli ultimi anni è stata premiata con iscrizioni da varie regioni d’Italia e dall’estero (Francia, Svizzera e Austria). Il master è riconosciuto dal Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca come titolo di specializzazione in Italiano Lingua 2, dunque valido per la partecipazione alle procedure concorsuali di cattedra classe A-23. E può essere utilizzato per insegnare italiano in centri linguistici, scuole di lingua, istituti di cultura, enti di formazione, enti locali, associazioni e cooperative, imprese pubbliche e private.
Elisabetta Moneta Mazza, docente dell’Insubria, è la consulente didattica di Filis: «Questo master riveste un ruolo particolare per la formazione in una società che si trova al centro di una vera e propria rivoluzione culturale, di dimensioni globali, e di fronte alla quale nessuno può sottrarsi a definire il proprio ruolo: tanto più in un Paese come l’Italia, tra i più esposti, per diversi motivi, alla forza d’urto delle nuove emergenze. Come propone il Consiglio d’Europa, nel nostro corso diamo particolare rilevanza agli aspetti del plurilinguismo e del pluriculturalismo, in modo da formare insegnanti capaci di valorizzare le conoscenze e le competenze pregresse dei discenti e di favorire il loro inserimento nel nuovo ambito linguistico e culturale. I nostri diplomati sapranno trasmettere ai loro studenti non solo conoscenze linguistiche, ma anche competenze pragmatiche e capacità socio-relazionali».
Il direttore del corso è Gianmarco Gaspari, docente di letteratura italiana all’Insubria: «Sappiamo tutti che la pluralità delle culture si esprime attraverso le varietà linguistiche, e che sono le pratiche culturali a legittimare l’uso di una lingua. Consentire e coadiuvare l’acquisizione dell’italiano, per favorire la presenza attiva dei nuovi parlanti nel nostro contesto linguistico, vuol dire in primo luogo far sì che i nuovi parlanti possano riconoscere nell’italiano un mezzo di costruzione di conoscenza. Solo in questo modo la lingua può partecipare, come elemento tra i più attivi, al processo di democratizzazione che connota ogni convivenza civile degna di questo nome. La lingua è al tempo stesso forza creatrice di legami sociali, e vettore di mediazione per eccellenza».
Il corso dura un anno e costa 1.490 euro. Iscrizioni entro il 20 ottobre. I posti disponibili sono 60 (la selezione terrà conto del voto di laurea). Le 20 lezioni videoregistrate e i materiali di studio saranno caricati sulla piattaforma e-learning il giovedì mattina entro le 8 dal 7 novembre fino a maggio 2020; la presenza è richiesta solo all’esame finale e alla discussione della tesi.