
Una protesta davanti alla Prefettura. Cgil, Cisl e Uil organizzano una mobilitazione lunedì mattina, dalle 9 alle 12, contro la riforma degli enti locali.
“Sfidiamo il governo e le amministrazioni – si legge nel programma – riprogettiamo insieme i servizi alle comunità locali, con 5 azioni concrete per cambiare davvero: cabine di regia nazionale e locali per ridisegnare funzioni e servizi, costi standard e Lep in ogni ente, centrale unica d’acquisto in ogni regione, turn-over generazionale e investimento nelle competenze, piani di riorganizzazione in ogni ente, rilancio della contrattazione”.
La sfida dei sindacati a governo, sindaci e presidenti si baserà su questi tre punti:
Per un processo vero di riforma
Per un cambio di passo verso il riassetto istituzionale, la riprogettazione delle funzioni locali, la valorizzazione delle competenze professionali
Per rilanciare i servizi al territorio e la crescita delle comunità locali.
Le cinque proposte:
Avviare cabine di regia, nazionale e locali, per la definizione delle funzioni da attribuire a ciascun livello amministrativo (Comune, Provincia, Città metropolitana, Unione di comuni) in base alle specificità di ciascun territorio: bisogni, servizi, ambiti ottimali, fabbisogni di competenze. Nuove reti territoriali con flessibilità organizzativa, tenuta dei livelli occupazionali, formazione e qualificazione del personale.
Applicare costi standard e Lep a tutti gli enti locali, centrali unificate di acquisto regionali. Fabbisogni, costi standard e livelli essenziali delle prestazioni per tutte le funzioni fondamentali di Regioni, Province, Comuni e Città metropolitane, a partire dalla definizione dei livelli essenziali delle prestazioni. Via la pletora delle stazioni appaltanti e degli uffici acquisto: una centrale unificata di acquisto in ogni regione.
Turn-over generazionale. Altro che staffetta: le norme sul turn-over nascondono un nuovo taglio agli organici. Il personale che andrà in pensione (43mila nei prossimi 4 anni) sarà sostituito solo in parte. La previsione di una mobilità dei lavoratori in un perimetro di 50 chilometri è una paradossale “mobilità delle carenze”, senza nessun obiettivo di riforma. Mentre si mantengono i privilegi di magistrati e alti papaveri, si taglia su figure importanti come i segretari comunali. Vogliamo un reale turn-over generazionale con almeno 50mila giovani per portare innovazione, velocità, cambiamento organizzativo. Allo stesso tempo occorrono percorsi per dare certezza ai lavoratori precari e ai vincitori di concorso.
Innovare con la partecipazione. L’innovazione organizzativa deve essere perseguita attraverso la possibilità per i dipendenti, insieme a cittadini e contribuenti, di entrare nel merito di come deve essere organizzato e funzionare il servizio, di che cosa deve essere soppresso, cambiato o denunciato come illegale. Piani di riorganizzazione obbligatori in ogni ente e rilancio della contrattazione integrativa sono gli strumenti da attivare. No a tagli lineari, sì alla
razionalizzazione e all’integrazione di funzioni. A partire dalle Camere di Commercio.
Rilanciare la contrattazione. L’ingiusto blocco dei ccnl, che dura ormai dal 2010, deve essere superato. Il salario accessorio in godimento dei lavoratori non può essere toccato: i dipendenti degli enti locali non devono pagare per la cattiva gestione dei bilanci, la mancata trasparenza e un sistema di controlli carente che penalizza la certezza delle risorse. Va recuperata la funzione organizzativo/sociale del contratto integrativo valorizzando quegli aspetti dell’organizzazione del lavoro e dei servizi legati alle specificità territoriali.