Il futuro di Varese parte da piazza Repubblica

Grande seguito per la presentazione del comitaro Varese 2020 fondato da Natalino Bianchi e Andrea Minidio. Non solo ex Caserma, ma anche il rilancio della città tra i temi affrontati. GUARDA LE FOTO

16 Aprile 2014
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Da piazza Repubblica al futuro di Varese. L’esordio del comitato Varese 2020, che ieri sera si è presentato ai cittadini al bar Bagatella di via Speroni a Varese, ha aperto una serie di riflessioni destinate ad essere fondamentali per risolvere i problemi della città.

Perché piazza Repubblica e il degrado, a cui quel “non luogo” (come è stato definito) è stato condannato negli ultimi decenni, sono un esempio dell’incapacità della città ad aprirsi al mondo ma soprattutto di rilanciarsi. I promotori del comitato Natalino Bianchi e Andrea Minidio hanno spiegato l’obiettivo del comitato.

“C’è l’esigenza da parte dei cittadini di prendere parte alle decisioni sulla cosa pubblica – ha detto Bianchi – quello che ci proponiamo di scoprire con la nostra attività è il ruolo che il cittadino può avere per partecipare in maniera più attiva e lo spazio che gli può essere dato a livello decisionale in città”.

E Minidio ha introdotto l’argomento principale attorno al quale il comitato ha deciso di portare avanti il proprio impegno: piazza Repubblica. “Un luogo poco amato e poco vissuto – ha detto – è un dato di fatto che si tratta di un problema non affrontato da decenni. È un non luogo, l’abbiamo definita con una citazione. Cerchiamo di renderla un luogo”. E aggiunge: “Si parla sempre, a destra come a sinistra, della necessità che i governi siano del fare. Questo paradigma non mi piace, Varese ha bisogno di riflessione prima che del fare, altrimenti si corre senza avere in mano nessuna soluzione”.

E le critiche più dure, non tanto su piazza Repubblica in sé, quanto sul lugoo come esempio dell’immobilismo varesino, arrivano dall’architetto Andrea Ciotti. Che dà un giudizio molto severo: “La città non è più quella di 50 anni fa. Oggi è vittima di alcune famiglie di Varese che bloccano lo sviluppo, e le conseguenze sono che le nuove generazioni se ne vanno”. Un giudizio che arriva dopo un lungo ragionamento, durante il quale ha ripercorso l’immobilismo amministrativo, ma non solo, che ha caratterizzato la città, riguardo al quale piazza Repubblica è un simbolo. Ciotti ha quindi spiegato che “la riqualificazione di uno spazio urbano non può limitarsi all’idea di teatro”. E quindi ha criticato la difficoltà degli amministratori nel relazionarsi con gli imprenditori del territorio: “Ci sono imprenditori varesini che investono cifre ragguardevoli su eventi fuori provincia, come il Salone del Mobile. Possibile che non si riescano a fare eventi od opere di qualità che attirino finanziamenti?”.

Sul raginamento si è inserito poco dopo, all’inizio del dibattito dopo la parte a cura dei relatori, l’intervento dell’architetto Ovidio Cazzola, che ha ribadito come “la città di Varese non è il comunello che rimane chiuso nel suo perimetro, o si dà una vocazione prealpina, così da raccogliere un intero territorio, prima culturale, o non va da nessuna parte”.

La relazione introduttiva ha visto anche gli interventi del consigliere comunale del Pd Andrea Civati e del presidente cittadino di Legambiente Dino De Simone.

Civati ha criticato la tendenza della giunta “a vedere ogni intervento in piazza Repubblica solo in funzione del teatro, quando invece è la piazza in sé che va rivista”. E De Simone ha poi ribadito come “oggi qualunque intervento deve essere pensato in funzione di sostenibilità sociale ed economica”.

Numerosi gli interventi del pubblico. Dopo Cazzola, ha parlato Alberto Minazzi di Legambiente, che ha ironizzato sul fatto di essere considerato un “difensore” della giunta Fontana. “Perché ha il grande merito di non essere riuscita a fare niente a Varese, e quindi abbiamo evitato danni” ha detto.

Alessandro Ciscato ha quindi criticato il fatto che le ultime giunte “abbiamo separato l’area di corso Matteotti da quella delle stazioni. E questa è stata una scelta politica”.

Infine, da più parti è stato ribadito come invece la decisione dell’Università dell’Insubria di andare in periferia, abbandonando il centro, sia un danno per la città. E quindi per il futuro di piazza Repubblica.

Il direttore del Teatro di Varese Filippo De Sanctis ha invece portato il discorso sull’attività teatrale. “Argomento trascurato – ha detto – perché se qui tutti parlano di teatro, nessuno però ha mai interloquito con chi da anni il Teatro di Varese lo gestisce in attivo. Il punto è che per arrivare al teatro stabile occorre lavorare bene, e quindi bisogna evitare di avere fretta. L’attuale struttura, pur temporanea, può tranquillamente essere sfrutta ancora per qualche anno. In modo tale che il nuovo teatro sia progettato in maniera esaustiva”.

Il pubblico, nella sala affollata della Bagatella, era composto da tanti cittadini. Tra loro anche nomi noti in città, come Mauro Sarzi Amadè e Angelo Zappoli, tutt’ora attivi in politica nel Pd (anche se il comitato non è politicizzato). Il consigliere comunale Emilio Corbetta. Addirittura da Solbiate Olona è venuto a seguire con interesse il locale segretario democratico Stefano Catone. Ma era presenta anche Roberto Gervasini, tra i promotori del comitato Varese2.0, che si batte contro il parcheggio alla Prima Cappella. Alla fine dell’incontro, tra i partecipanti è girata anche la raccolta firme.

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