“Non siamo ancora usciti dal tunnel. L’anno 2015 si è chiuso con andamenti produttivi settoriali moderatamente negativi dopo un inizio che pareva incoraggiante. Si è infatti passati da dinamiche espansive osservate nella prima metà dell’anno, a fenomeni recessivi nella seconda metà. In particolare nel terzo trimestre, i volumi di produzione si sono contratti dello 0,3% rispetto al secondo cui ha fatto seguito una nuova flessione congiunturale (-0,2%) nel quarto”.
È questa la situazione dell’industria metalmeccanica in Italia. La fotografia è stata scattata questo pomeriggio dal Presidente di Federmeccanica, Fabio Storchi, che ha partecipato all’Assemblea dei Gruppi merceologici “Meccaniche” e “Siderurgiche, Metallurgiche e Fonderie” dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Un’Assise che è stata elettiva e che ha confermato alla Presidenza delle imprese del settore meccanico Giovanni Berutti, della SPM Spa di Brissago Valtravaglia, e a quella del settore metallurgico Dario Gioria, della Gioria Spa di Lonate Pozzolo.
È di fronte ad una platea di imprenditori che rappresenta 461 imprese associate all’Unione Industriali, per un totale di 28.128 addetti del sistema produttivo locale, che Storchi ha voluto mettere in guardia chi è troppo ottimista sul prossimo futuro del settore: “Per quanto attiene le aspettative a breve i dati della nostra indagine trimestrale non lasciano intravvedere, almeno per la prima parte del 2016 modifiche sostanziali della congiuntura settoriale. Si confermano deboli le consistenze del portafoglio ordini e sono attesi stabili i volumi di produzione rispetto alla fine del 2015. Il rallentamento in atto dell’economia globale rischia di mantenere un andamento alterno della nostra produzione ancora lontanissima dai livelli pre-crisi”. Rispetto al 2007 di strada da recuperare ce n’è ancora tanta. L’industria metalmeccanica italiana ha perso in questi anni il 30% della produzione, il 25% della capacità produttiva e quasi 300mila posti di lavoro. “Numeri di una guerra senza che ci sia stata una guerra”, ha commentato Storchi.
È in questo quadro economico che si inserisce il rinnovamento del Contratto Nazionale del settore: “Dobbiamo – ha affermato a questo proposito il Presidente di Federmeccanica di fronte agli imprenditori varesini – avviare una fase di ricostruzione perché niente sarà più come prima ed ognuno deve fare la sua parte. La nostra proposta di Rinnovamento contrattuale va in questa direzione per realizzare un Contratto Nazionale che sia sostenibile per le imprese e di garanzia per i lavoratori. Nel periodo di crisi le retribuzione nominali sono cresciute (+26%) e la ricchezza è diminuita (-18%). Non possiamo più permetterci aumenti ‘a pioggia’. E’ imprescindibile legare il salario alla redditività delle imprese. Così facendo si aumenterebbe anche il valore reale delle retribuzioni dei lavoratori grazie all’abbattimento del cuneo fiscale che passerebbe da quasi il 40% degli incrementi contrattuale al 10% dei premi di risultato”. Questo non vuol dire che Federmeccanica non riconosca l’importanza del Contratto Collettivo Nazionale. Anzi, secondo Storchi, questo strumento “deve essere un cardine delle Relazioni Industriali, svolgendo una funzione di garanzia e tutela. Con la nostra proposta intendiamo garantire ai lavoratori: minimi adeguati all’andamento reale del costo della vita, forme di retribuzione variabile prevedendo un importo minimo; assistenza sanitaria estesa anche ai familiari un innalzamento del contributo a Cometa a carico delle sole imprese, un diritto soggettivo alla formazione. Si tratta di un passaggio importantissimo, dal costo all’investimento della persona. Dobbiamo difendere l’impresa ed il lavoro con un nuovo Patto fondato su due capisaldi: l’impresa come bene comune e la centralità della persona. Dobbiamo farlo insieme”.
L’ANDAMENTO DEL SETTORE IN PROVINCIA DI VARESE
La congiuntura varesina delle imprese del settore metalmeccanico ha chiuso l’ultimo trimestre del 2015 con un miglioramento rispetto al rallentamento che era stato registrato nel periodo estivo. Analizzando il dettaglio del sondaggio svolto dall’Ufficio Studi dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese tra le attività del settore, il 38% delle imprese intervistate ha segnalato livelli produttivi in crescita rispetto al trimestre precedente, il 49% stabili e il 13% in contrazione. Anche le previsioni per i primi mesi del 2016 sono orientate al mantenimento degli attuali livelli o al loro miglioramento: il 21% delle imprese metalmeccaniche del campione si attende una crescita nei livelli produttivi e il 79% un mantenimento intorno ai valori attuali. La consistenza del portafoglio ordini all’interno del settore mostra, invece, qualche segnale di difficoltà legato soprattutto al mercato nazionale: complessivamente il 43% delle imprese intervistate ha registrato ordini stabili rispetto al trimestre precedente, il 40% in contrazione e il 17% in espansione. Con riferimento ai soli ordini esteri queste percentuali risultano invertite: sale al 38% la quota di imprese con ordinativi esteri in crescita, mentre scende al 19% quella con un dato in riduzione.
Ciò a conferma del fatto che l’industria metalmeccanica varesina continua ad aggrapparsi alle buone performance messe a segno oltre confine. Il 2015 per il settore si è chiuso infatti con un incremento delle esportazioni generate dalla provincia di Varese pari ad un +8,2% rispetto al 2014, a quota 6,6 miliardi di euro. In pratica il 64% sul totale dell’export locale. Bene soprattutto il comparto delle macchine e degli apparecchi meccanici cresciuto all’estero del 12%. Così come i mezzi di trasporto: +5,5%. Più che buono anche l’andamento delle altre voci del metalmeccanico: +7,1%.