Un altro 25 aprile, un’altra occasione persa

Riceviamo e pubblichiamo la nota di Alfonso Indelicato, consigliere comunale a Saronno

20 Aprile 2018
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“Un altro 25 aprile batte alle porte, in Italia e a Saronno, con il suo anticipo e il suo prevedibile seguito di polemiche. Non hai fatto abbastanza, non mi hai dato il patrocinio, non sei antifascista, tuonano l’ANPI e i suoi succedanei.  L’Amministrazione dal canto suo tace o balbetta, cioè organizza invisibili commemorazioni in ore antelucane, da smaltirsi alla chetichella, e il tutto assomiglia ad una di quelle partite di calcio del torneo italo-inglese degli anni sessanta: la squadra albionica che attacca in modo gagliardo ma prevedibile, quella italiana che si arrocca in difesa, organizzando a metà campo un’immensa collosa melina.

E pensare che, quando si profilò la vittoria del centrodestra alle scorse comunali, chi scrive aveva immaginato una coalizione che, sul piano culturale, sapesse giocare in attacco, secondo un modulo sacchiano. Per esempio  che sapesse organizzare, di questi tempi, una manifestazione che conciliasse le ragioni dei vincitori partigiani e quelle degli sconfitti ragazzi di Salò. Magari invitando a parlare uno storico di sinistra ma da sempre attento alle ragioni della destra come Giorgio Galli, o addirittura un reduce delle Brigate Partigiane e uno della Decima, perché si parlassero e si capissero. Non è cosa impossibile: proprio di questi giorni è la notizia dell’avvicinamento dei familiari di Rolando Rivi, giovanissimo seminarista ucciso dai partigiani comunisti in quel fosco aprile fatto passare per radioso, e quelli del suo assassino. Avvicinamento consumato nell’orizzonte del perdono cristiano, ma che invita a un discorso storico che sottre un periodo cruciale delle vicende nazionali alla polemica politica, facendone  finalmente oggetto di storia.  

Illusione. La cultura a Saronno è affidata alla buona volontà di qualche grama associazione che si autofinanzia. L’ Amministrazione se ne occupa poco e malvolentieri, sembrando rinverdire l’atteggiamento di chi, quando ne sentiva parlare, “metteva mano alla pistola”. Dall’altra parte si tendono trappole: se non fai la manifestazione sei fascista, se la organizzi e partecipi, ti copro di insulti e di sputacchi. E così si va avanti, fra elusione e strumentalizzazione, fra una difesa senza contropiede e un attacco prevedibile quanto accanito. Come quelle partite del torneo italo-inglese che finivano 0 a 0.   “

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