Mozione gender, Tognola: “Niente censura nelle biblioteche”

Dura replica del consigliere provinciale di maggioranza alla proposta di Galparoli e Longhin

17 Febbraio 2016
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Le Province, in base all’art.5 della Legge Regionale n°81 del 1985 in materia di biblioteche, hanno il compito di esercitare le funzioni amministrative connesse all’attività e allo sviluppo dei Sistemi Bibliotecari e delle biblioteche di pubblica lettura, coordinano e programmano l’organizzazione e il collegamento tra le varie biblioteche e forniscono assistenza tecnica per il funzionamento dei servizi.
In questo contesto il ruolo dalla Provincia si traduce come un servizio a favore delle biblioteche comunali di pubblica lettura e dei cittadini, quindi con un ruolo tecnico e di supporto, nel rispetto dell’autonomia delle singole amministrazioni e in collaborazione proficua con le figure professionali incaricate di gestire il servizio bibliotecario a livello locale.
La Provincia quindi non entra in merito alle politiche di acquisto delle singole biblioteche e dei Sistemi Bibliotecari (qualora gli acquisti siano effettuati a livello sistemico), né la citata Legge Regionale prevede questa funzione.
Le biblioteche e bibliotecari sono tenuti a rispettare la normativa vigente e ad aggiornarsi.
I principi fondamentali del servizio bibliotecario pubblico, a livello internazionale, sono contenuti nel “Manifesto UNESCO per le biblioteche pubbliche”, pubblicato nel 1994 dall’Unesco e dall’IFLA , la Federazione Internazionale delle associazioni e istituzioni bibliotecarie.
Il Manifesto UNESCO, sottoscritto anche dall’ l’Associazione Italiana Biblioteche (AIB), esordisce: “La libertà, il benessere e lo sviluppo della società e degli individui sono valori umani fondamentali. Essi potranno essere raggiunti solo attraverso la capacità di cittadini ben informati di esercitare i loro diritti democratici e di giocare un ruolo attivo nella società. La partecipazione costruttiva e lo sviluppo della democrazia dipendono da un’istruzione soddisfacente, così come da un accesso libero e senza limitazioni alla conoscenza, al pensiero, alla cultura e all’informazione”.
Inoltre, per quanto riguarda la Biblioteca Pubblica: “Le raccolte e i servizi non devono essere soggetti a nessun tipo di censura ideologica, politica o religiosa”; “I materiali devono riflettere gli orientamenti attuali e l’evoluzione della società”.
Le biblioteche quindi hanno il compito di consentire l’accesso alla conoscenza e all’informazione, sono aperte alla comunità e i servizi “sono forniti sulla base dell’uguaglianza di accesso per tutti, senza distinzioni di età, razza, sesso, religione, nazionalità, lingua o condizione sociale”. La libertà ha un ruolo fondamentale: è dall’accesso libero e senza limitazioni al pensiero e alle opinioni più diverse , anche se contrastanti con la nostra visione del mondo, che dipendono la partecipazione dei cittadini alla vita civile e politica.
La Biblioteca Pubblica documenta le idee, lasciando ai lettori la possibilità di farsi un’opinione. E’ per questo motivo che nei cataloghi e nelle biblioteche sono presenti opere delle più diverse ideologie.
La Provincia, nell’esercizio delle sue funzioni delegate da Regione Lombardia in materia di pubblica lettura, non ha mai svolto, nemmeno in passato, interventi di censura nei confronti degli acquisti effettuati dai bibliotecari, di cui si riconosce la professionalità e il costante aggiornamento professionale, indispensabile per gestire le nuove tecnologie, conoscere la produzione editoriale ed essere in grado di soddisfare le richieste degli utenti.
Rete Bibliotecaria Provinciale: qualche dato
Per quanto riguarda l’assetto organizzativo della Rete Bibliotecaria della Provincia di Varese, che ha mosso i primi passi già alla fine degli anni ’80 in collaborazione con i Comuni di Varese e di Busto Arsizio, la Provincia non ricopre un ruolo gerarchico, ma di coordinamento e ottimizzazione dei servizi nell’ottica di migliorare i servizi informativi e contribuire all’educazione permanente.
Con il progressivo utilizzo delle nuove tecnologie e la possibilità per i cittadini di prenotare on line libri e materiale multimediale, si è verificato un progressivo aumento del volume di prestiti e di iscritti.
Per il 2015 il numero totale di prestiti è di 1.346.980, considerando sia i prestiti locali che i documenti di altre biblioteche consegnati con il servizio di prestito interbibliotecario.
I cittadini che hanno preso almeno un documento in prestito a domicilio registrato tramite software gestionale sono in totale 185.216, numero che non tiene conto di coloro che si rivolgono alle biblioteche solo per attività culturali, corsi, consultazione di riviste, ricerche, studio, utilizzo postazioni internet…
Attualmente infatti la Provincia gestisce i seguenti servizi:
1) gestione del software bibliotecario attualmente in uso presso 120 biblioteche del territorio, che comprende alcune specifiche attività;
2) catalogazione informatizzata del materiale acquistato dalle biblioteche della Rete Provinciale. La catalogazione viene effettuata da personale provinciale. Il catalogo è consultabile all’indirizzo: http://webopac.bibliotecheprovinciavarese.it/web3/index.asp
e tramite esso l’utente può prenotare 24 ore su 24 i documenti che desidera. Infatti, ad ogni prenotazione degli utenti, il sistema produce in automatico un report di richiesta per la biblioteca che possiede il libro, tra le 120 del circuito.
3) prestito interbibliotecario: consente in pochi giorni di avere a disposizione libri e materiali multimediali, se non sono posseduti dalla biblioteca presso cui si è iscritti.

Ragionamento per assurdo
Come si fa in certi teoremi matematici voglio adesso svolgere un ragionamento “per assurdo”, cioè dando per scontato che si voglia fare ciò che la mozione chiede.
Il ruolo dell’educazione e formazione dei ragazzi per farli crescere come adulti informati e consapevoli è senz’altro sentita. Il termine “gender”, di cui si sente parlare soprattutto negli ultimi tempi, meriterebbe forse una conoscenza maggiore. Ma quali sono i libri “gender”? Non è molto semplice definire “gender” un libro per bambini e ragazzi, frutto di un progetto editoriale che si avvale della collaborazione di scrittori e illustratori.
Si potrebbe pensare ad un approfondimento, con la collaborazione di esperti del settore (psicologi, pedagogisti, educatori, insegnati, esperti di editoria per ragazzi…) per definire cosa si intende per “gender”. Si potrebbe attivare un gruppo di lavoro provinciale, formato da bibliotecari, allo scopo di analizzare i testi per bambini e ragazzi presenti nelle biblioteche. IL compito è arduo: tenendo conto che i titoli di libri presenti nel catalogo informatizzato sono quasi 500.000 e che i libri per ragazzi sono circa un terzo, si tratta di analizzare oltre 100.000 libri per ragazzi, al fine di individuare quelli che trattano o accennano a tematiche “gender”. Si potrebbe pensare ad una bibliografia specifica. Rimane poi il problema : la televisione, ma soprattutto internet e i social network, che i ragazzi, essendo “nativi digitali”, frequentano con assiduità, non presentano gli stessi (o maggiori) pericoli, senza alcun filtro o possibilità di mediazione?
Cosa viene fatto per un uso più consapevole di questi strumenti?

Oppure si pensa di impegnare il Presidente su una lista di libri già predisposta, non si sa da chi, a proscrivere questi libri sostituendosi all’autorità del Sindaco (atto non previsto dalla normativa vigente) e vietare l’inserimento di questi libri nell’elenco di prestito?
A giudicare dal linguaggio usato dagli estensori della mozione sembrerebbe proprio che la richiesta sia questa. Un linguaggio oscurantista che proietta nella realtà orchi prodotti dalle pulsioni più inconfessabili dell’inconscio che si manifestano negli incubi notturni di uomini per i quali la Psicanalisi affermatasi nel secolo scorso non ha ancora dimora.
Se queste sono le premesse, non stupisce che la soluzione prospettata sia antidemocratica perché richiede al Presidente di fare ciò che non è in suo potere.
Credo pertanto sia dovere di cittadini che si rifanno ai principi democratici e costituzionali respingere la MOZIONE presentata.

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