
“Chiediamo al Governo di togliere dal Dpcm le profumerie dalla attività che possono rimanere aperte. Non si tratta infatti di beni di prima necessità, i cittadini lo hanno capito e infatti non si recano più nei negozi. E la richiesta arriva dagli stessi esercenti, i quali, senza obbligo di chiusura, non possono tutelare i propri dipendenti”.
Così Emanuele Monti, Presidente della III Commissione Sanità e Politiche Sociali di Regione Lombardia, che raccoglie l’istanza della categoria e se ne fa portavoce presso le Istituzioni.
“La richiesta è stata presentata dalla Federazione nazionale profumieri di Confcommercio – spiega Monti – che sottolinea come la categoria si fosse già preparata, a seguito del calo di clienti, alla chiusura. Il problema è che non essendo previsto l’obbligo di sospendere l’attività nel Dpcm dell’11 marzo, questi esercenti risultano penalizzati, perché non possono accedere alla cassa integrazione per i propri dipendenti”.
“Il calo delle vendite ha registrato livelli da record: dal 50 all’80%. Facciamo quindi nostra la richiesta della categoria di modificare il testo del Decreto, eliminando i profumieri dalle categorie che possono rimanere aperte. E anche di rinviare il pagamento degli F24, che era stato posticipato dal 16 al 20 marzo, fino al 31 maggio” conclude Monti.