
Una tradizione storica di Varese, un dolce che viene sfornato solo il 6 gennaio in occasione della Festa dell’Epifania, che arriva a conclusione delle festività natalizie… come dice il detto “L’Epifania, che tutte le feste porta via”.
Questo dolce è un simbolo per la città di Varese e ha una sua leggenda.
“E’ il giorno dei Re Magi: astronomi e sacerdoti che, secondo il Vangelo di Matteo, seguendo l’astro, giunsero a Gerusalemme per adorare Gesù.
Secondo la leggenda, le reliquie dei Magi furono rubate dal Barbarossa nella chiesa di Sant’Eustorgio a Milano, passarono dal Varesotto e furono successivamente donate all’arcivescovo di Colonia.
Nel “Vangelo armeno dell’infanzia”, apocrifo, sono chiamati Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, portano in dono oro – prerogativa dei Re-, incenso – l’aroma per gli Dei – e mirra -sostanza dell’incorruttibilità-. Si spostano con cavallo, cammello ed elefante, simboli di Europa, Africa e Asia. Le vesti dei Magi richiamano il cammino della coscienza umana verso la consapevolezza e il cammino del sole: il bianco dell’aurora, il rosso del pomeriggio e il nero della notte.
Sui cammelli, i varesini hanno creato un dolce dall’origine misteriosa: la forma deriverebbe dalla cavalcatura più conosciuta dei Re Magi e potrebbe essere la versione nobile di un dolce più antico e popolare di frolla o di pane.”
Che la leggenda sia verità o fantasia, la presenza delle reliquie fece galoppare l’immaginazione. Non si sanno dare confini precisi al “territorio del cammello” ma si sa che nelle pasticcerie fuori Varese è difficile trovarlo. Pur esistendo molte varianti, quello “liscio” rimane il classico per eccellenza.