Cittadinanza onoraria, Belli: «Valorizziamo i cittadini che rendon lustro a Varese, anziché cercare personalità esterne»

Lettera dell’umanista Bruno Belli, che sul nuovo regolamento per le cittadinanze onorarie chiede di pensare maggiormente ai varesini che si impegnano per la propria città, invece di conferire onorificenze a personalità di livello, ma ”lontane” da Varese

13 Febbraio 2015
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Belli

 

Apprendo oggi, dal mondo dell’informazione varesina, che, ieri, si è riunita a Palazzo Estense la Commissione “Affari generali” per discutere sulle norme future del conferimento della cittadinanza onoraria.
Mi sono chiesto se, con i reali problemi che vessano i cittadini e, quindi, la città, problemi che potrebbero essere discussi, valutati e si spererebbe risolti dalle commissioni, sia necessario spendere tempo su di un argomento quale la “cittadinanza onoraria”, riconoscimento, che, nell’attuale stato sociale europeo, italiano, lombardo e cittadino, risulta talmente obsoleto ed inutile (così come quello dei “senatori a vita”, per rifarci ad un caso simile a livello nazionale).

Tale istituto dovrebbe essere addirittura cancellato da uno Statuto: questa sarebbe stata la proposta migliore da parte del Consigliere Conte.
Teniamoci i cittadini onorari cui già abbiamo reso omaggio, tra i quali, eccezion fatta per Garibaldi, Mussolini e Rodari, nessuno ha “agito” direttamente in qualche modo per Varese ed indirizziamoci alla crescita autoctona.
Credo – e mi è parso l’indirizzo che il Pd presuppone in materia di amministrazione pubblica – che si debba guardare, in sostanza, al futuro, presupponendo certo il passato, ma nella misura in cui serva per creare basi concrete che allentino la corda che sta strozzando Varese nei vari settori dal commercio al sociale, alla cultura.

Quindi, pensino, i Signori Consiglieri tutti, ad esempio, a valorizzare al meglio le “ricchezze” reali già presenti sul territorio (e ci sono numerosi cittadini nati, cresciuti e vissuti a Varese che si “spendono” gratuitamente per la città), invece di farsi belli con regole per riconoscimenti da conferire a gente che con Varese, una volta ritirata la chiave simbolica, tornata alla “loro città”, non avrebbe più alcunché da spartire.

Perché, purtroppo, da anni, indipendentemente dalla casacca che Lor signori di Palazzo Estense vestono, si fa di tutto per ignorare i Varesini che “rendon lustro a Varese” cercando, invece, al di fuori, le supposte “eminenze”, un tipico atteggiamento che, nell’”esterofilia”, vede sempre più verde il giardino del vicino, vuoi, di volta in volta, per snobismo, o per spocchia, o per miopia, o per mediocrità intellettuale.

Bruno Belli
Umanista e Coordinatore del progetto culturale “Varese da vivere” del Pd cittadino

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