Bruno Belli: “Ecco la rivoluzione culturale del Pd a Varese”

Lettera-intervento dell’umanista, che guida il progetto ”Varese da vivere-Fase A del Pd varesino”

26 Marzo 2015
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Belli

I gruppi di lavoro del Pd cittadino stanno ultimando le fasi che porteranno alla futura stesura del “programma di governo” per Varese.
Per quanto riguarda quello culturale, forse il più particolare per il nostro territorio, si è mostrata, fin dallo scorso dicembre, la necessità di dividerlo in due sottogruppi per seguire due fasi.

Personalmente, con la collaborazione di Fabrizio Mirabelli e di Giampiero Infortuna, mi sono fatto carico della prima fase del programma, giacché la situazione varesina non è affatto semplice: è necessario partire dalle fondamenta – oggi quasi tutti vorrebbero iniziare dal tetto – per rinsaldare in modo solido quelle basi essenziali con le quali presentare la città al di fuori dello stretto territorio, basi che sono fondamentali se vogliamo finalmente adire a quei fondi europei per la cultura cui l’attuale amministrazione mai si è rivolta.
Non sono possibili voli pindarici che frastornerebbero e prenderebbero in giro il cittadino. Oggi è quanto mai attuale la riflessione di Montesquieu: “Il fondamento della buona amministrazione è facile: non consiste che equilibrare le spese con le entrate. Se queste ultime non possono aumentare, quelle devono diminuire, e finché non si sia raggiunto questo, non potrà esservi progetto, perché non esiste progetto che non richieda nuove spese”.

O, per riferirla a noi, il progetto deve essere concepito pari al passo che la gamba si può permettere oggi tanto che tutti noi abbiamo tenuto presente il Bilancio comunale, secondo le indicazioni che ci ha fornito Luca Conte, quale membro della commissione comunale addetta.

E’ necessaria, la qualificazione, o, in determinati casi, la riqualificazione, un passo la volta, della vita socio culturale varesina, mancando, ad oggi, nella nostra città, una crescita strutturata del patrimonio culturale facente capo al Comune di Varese, patrimonio sia in senso materiale, sia inteso ed identificato negli individui (e nei sodalizi) che possono concorrere per perfezionarlo e per completarlo.
Al tempo stesso, tutto ciò che farà parte del programma di un partito che voglia amministrare la città, è da considerarsi sempre “in fieri”, grazie al contatto diretto con le richieste dei cittadini a proposito di ciò che ritengono prioritario.

Tre domande fondamentali ci siamo posti:

1) Che cosa serve, in massima parte, alla città, per ripartire, non eccedendo le spese al momento possibili?

2) Che cosa chiedono i cittadini?

3) In quale modo le varie forme di associazionismo possono collaborare e partecipare attivamente a quanto gestito dall’Amministrazione pubblica cittadina nel futuro della città?

Abbiamo potuto costatare che parte del patrimonio varesino stesso ereditato dall’Amministrazione pubblica non è completamente valorizzato e che c’è ancora da catalogare, quantificare, sistemare, conservare e ristrutturare, giacché dai politici è stato lasciato nel dimenticatoio quanto non “paghi” in termini di visibilità, ma che, invece, è base essenziale per “lanciare” Varese fuori del territorio, sia da un punto di vista storico, sia naturale, sia di studio.

Indico, pertanto, 4 punti necessari, per rendere Varese appetibile ai cittadini ed affinché sia valutata d’interesse anche al di fuori del territorio locale (fondi europei):

1) Riqualificazione del sistema culturale varesino quasi lasciato a se stesso (musei, scuole d’indirizzo artistico professionale come il Liceo Musicale, edifici d’importanza storica adattabili alla frequentazione pubblica, biblioteche, spazi per riunioni, ecc. ecc.) integrando con il patrimonio gestito dal privato.
Importante, a tal proposito, terminare un progetto del Sistema dei Musei e delle Biblioteche cittadine, raggiungendo un unico percorso collaborativo anche con i Musei Baroffio e Pogliaghi, Villa Panza, ecc.ecc.
Tale riqualificazione dovrà essere pensata per migliorarne la conoscenza, la gestione, ed i “fini socio culturali”, sia verso i cittadini, sia aprendo la strada ad un “movimento” di studio, di affermazione delle peculiarità che il territorio varesino può offrire, e, di seguito, così, incoraggiare l’aspetto turistico che non potrebbe mai decollare, senza che si sia “esportato” l’“itinerario” per conoscere a fondo la città e le offerte che essa ed il territorio circostante propongono.
A semplice titolo d’esempio, in 5 anni, la durata regolare di un’Amministrazione, sarà possibile qualificare il sistema dei musei, quello scolare, bibliotecario, di ricerca e di studio (rivitalizzando anche l’Isolino Virginia, luogo atto a nuovi scavi), coinvolgendo direttamente il mondo universitario, e creando, ad hoc, qualche manifestazione, la cui cadenza andrà studiata al momento opportuno (fondamentale, in tal senso, l’apporto di quegli organi d’associazionismo che vorranno o potranno aiutare, con la collaborazione attiva, l’Amministrazione pubblica).

2) Necessità di riunire sotto un unico indirizzo (Assessorato alla cultura) anche la gestione del patrimonio “all’aperto” in relazione con la storia ed il mondo culturale (tra questo, ad esempio, busti, monumenti, statue, targhe, edifici di rilevanza storica come, ad esempio, la Caserma Garibaldi o quello che resta del Castello di Belforte) patrimonio che, invece, oggi, è gestito da più assessorati, cosicché si renda più facile l’integrazione, l’uso ed il mantenimento.
E’ opportuno considerare quanto in città attesti l’importanza storica della stessa, costruendo un visibile e dettagliato “Percorso risorgimentale” cui possono seguire altri rilievi (dal tardo impero romano – un sito si trova nella piazza adiacente all’antico Battistero di San Giovanni – fino alla II guerra mondiale) presenti non solo nel tessuto urbano, ma anche nel patrimonio cimiteriale che, estintisi gli eredi, fa parte del mantenimento pubblico (tombe, monumenti di famiglie varesini distintesi nella vita locale, italiana ed internazionale…)

3) Partecipazione attiva, nel caso di concerti, mostre, appuntamenti, eventuali festival, ecc. delle Associazioni e di coloro che concretamente possono contribuire in termini di qualità.
Un esempio: le stagioni comunali teatrale e musicale, in altre parole ogni forma di spettacolo, dovranno essere pensate diversamente da come sono state gestite nell’ultimo ventennio, integrando le offerte al pubblico, sostenendo gli artisti locali, componendo, il più possibile, nei vari settori, un’alternanza di proposte che ponga in evidenza non solo i più affermati esempi del mondo culturale internazionale, ma anche di quello semplicemente varesino, riducendo il primo, pareggiandolo con il secondo.

4) Collaborazione attiva tra gli assessorati alla cultura e quelli che si occuperanno d’istruzione primaria e d’integrazione tra culture diverse, proprio per diffondere una maggiore conoscenza della nostra Storia, dei nostri usi e costumi, delle tradizioni giacché una popolazione è tanto più forte e pronta a qualunque confronto, quanto più sia sicura del proprio passato e del presente, per impostare il futuro.

Il Teatro in muratura, data la complessità dell’argomento, merita una trattazione a parte che mi riserverò di affrontare successivamente, ma sempre a breve.

Ricordo che l’intera elaborazione del programma non potrà mai essere considerata chiusa, né alla presentazione pubblica dei programmi, né durante l’Amministrazione, perché la vita, in tutti i suoi aspetti, non procede per compartimenti stagni, ma attraverso una continua e mobile evoluzione, pur basandosi su quei principi comuni che Vico indicava nella teoria dei “Corsi e dei ricorsi” della Storia.

Bruno Belli
Umanista
Coordinatore (fase A) del progetto culturale del PD varesino “Varese da vivere”

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