
Il nuovo Teatro non è una priorità per Varese. E i venti milioni di euro della Regione «potrebbero essere utilizzati per gli altri problemi della città». Se centrodestra e Pd si sono trovati a fare “larghe intese” sull’Accordo di programma di piazza Repubblica, l’unica voce discordante è quella di Sel.
Che ieri mattina, prima del voto sull’Accordo avvenuto in consiglio provinciale e consiglio comunale, ha preso una forte posizione contro il progetto. Il consigliere comunale Rocco Cordì, il consigliere provinciale Alberto Tognola e il dirigente provinciale Claudio Mezzanzanica hanno esposto i propri dubbi sul metodo con cui sta venendo portata avanti la riqualificazione della piazza.
«Sull’AdP di Piazza Repubblica si respira un’aria da “larghe intese” che, seppure tra molte ambiguità, non fa presagire nulla di buono – spiegano – l’euforia sull’accordo raggiunto, profusa a piene mani da Palazzo Estense a Villa Recalcati, appare quantomeno ingiustificata, comunque eccessiva. Un approccio più prudente è giudizi meno frettolosi sarebbero consigliabili, soprattutto quando si tratta di scelte che oltre ad impegnare risorse pubbliche enormi richiedono modalità operative particolarmente complesse e durature. Per averne un’idea basta leggere “tutti” i documenti del “progetto” presentato. Un progetto, è bene ricordarlo, che oltre alla “rappresentazione planivolumetrica” o Masterplan (su cui si è concentrata l’attenzione generale) comprende l’Accordo di programma, lo Studio di fattibilità, il Cronoprogramma)».
E quindi sottolineano una serie di “incognite”.
«Il primo dato da rilevare è che la soluzione prospettata per la ex-Caserma rovescia l’impostazione testardamente sostenuta fino a giugno scorso dalla maggioranza Fontana che prevedeva il teatro “dentro” quell’immobile. Ovviamente avendo noi di Sel, assieme ad altri, contrastato fin dall’inizio l’ipotesi del teatro dentro la caserma non possiamo che essere soddisfatti della soluzione indicata dal “progetto”.
Con la ristrutturazione dell’immobile e la sua destinazione a polo culturale e funzionale pubblico, si recupera e si valorizza un edificio storico significativo (con buona pace di quanti disinvoltamente propendevano per la sua demolizione) concorrendo anche, grazie alle attività previste e alle modalità di ristrutturazione, alla rivitalizzazione e riqualificazione di piazza Repubblica. La soluzione progettuale delineata sia per la caserma che per la piazza Repubblica ci trova dunque pienamente consenzienti, anche se qualcuno un giorno dovrà pur spiegare la lunga e tormentata vicenda e l’enormità dei costi già sostenuti e da sostenere».
PROBLEMI ECONOMICI
«Considerato che gli impegni assunti dai sottoscrittori dell’AdP (vedi art. 5) ammontano ad euro 24.500.000 (Regione 20.000.000, Provincia 1.000.000, Comune Varese 3.500.000) e che il costo complessivo degli interventi Caserma+Piazza+Teatro (vedi art. 6) viene stimato in € 31.595.000, resterebbero da trovare altri 7 milioni. Ma nella Relazione Generale (vedi paragrafo 2) i costi vengono quantificati in 34 milioni, una differenza di 3,5 milioni che porterebbe l’ammontare delle risorse da reperire a ben 10,5 milioni. Lo Studio di fattibilità prevede che tale copertura dovrebbe essere assicurata dal Comune di Varese per 3,5 milioni (con la rinuncia cioè degli oneri di urbanizzazione derivanti dal nuovo intervento di via Ravasi) oltre che da 3/4 milioni generati dal project financing. La parte residua verrebbe coperta 2,5/3 milioni da fondi supplementari (fundraising). Il condizionale è d’obbligo perché si tratta di numeri il cui raggiungimento è tutto ancora da dimostrare.
In ogni caso stiamo parlando di un progetto la cui realizzazione più corposa dipende dalla “disponibilità” dei privati e, se tutto va bene, impegnerà tutti i soggetti per oltre un quinquennio. Un tempo lungo soprattutto se consideriamo i caratteri della crisi e le gravi incertezze che gravano sulle risorse future di regione ed Enti locali. Ed è su questi che grava un impegno finanziario enorme quantificabile in circa 30 milioni».
NUOVO TEATRO
«Non meno rilevante è la questione dei contenuti soprattutto per ciò che concerne il nuovo Teatro. La discussione ruota esclusivamente, sui problemi relativi alla struttura, alla capienza, alla localizzazione, ai costi che l’operazione comporta. Insomma conta il contenitore, se un giorno ci sarà tempo parleremo anche dei contenuti!
Ecco perché sul senso culturale dell’operazione non si è spesa finora nemmeno una parola.
Eppure i contenuti non hanno a che vedere solo con l’adeguatezza dell’edificio: hanno a che fare soprattutto con un’idea di teatro che oltrepassa la dimensione materiale per porsi alcuni problemi di fondo. Il teatro infatti è essenzialmente cultura, è sì servizio, ma è pubblico servizio».