E’ venuto a mancare il notaio Luciano Giaccari, figura importante a livello nazionale nel campo della videoarte. E fondatore della prima televisione locale di Varese.
A partire dal 1971, infatti, Giaccari fondò lo Studio 970-02, insieme alla moglie G. C. Maud, a Luvinate, per la sua serie TV-Out, e produsse numerosi lavori con gli artisti più importanti del momento, anche in collaborazione con la galleria l’Attico di Fabio Sargentini: Francesco Clemente, Luciano Fabro, Mimmo Germanà, Urs Luthi, Mario Merz, Hidetoshi Nagasawa, Dennis Oppenheim, Gina Pane, Vettor Pisani, Richard Serra, Antonio Trotta, Franco Vaccari, Germano Olivotto e numerosi altri. Nel clima sociale e culturale del ‘68, che registrò la destrutturazione dei ruoli classici di curatore, critico, dei luoghi deputati alle esposizioni, lo Studio 970 2 organizzò diverse manifestazioni con installazioni, opere, happening all’aperto nella natura, proiezioni notturne nei prati e nei boschi circostanti lo studio.
Pochi anni dopo inizia anche la sua avventura televisiva dando vita all’emittente, con sede, in via del Cairo 4, che proponeva un palinsesto con un notiziario locale, film, telefilm, cartoni animati, programmi sportivi, incontri di calcio, e il programma di Maurizio Seymandi Supeclassifica show.
“È stato un antesignano della comunicazione di varese – racconta Giuseppe Terziroli, all’epoca dirigente dei giovani della Dc e oggi segretario di Amici per Varese – ha creato un’imponente videoteca. Ed è stato precursore dei primi esperimenti televisivi. Fui tra gli ospiti delle trasmissioni dedicate all’approfondimento politico. E mi ricordo una persona che definisco molto umile nella sua grandezza. Ho un ricordo molto vivo di lui, del suo modo di parlare lento e profondo.
Ha avuto, forse anche per le sue idee politiche che non collimavano con la borghesia varesina, più riconoscimenti a livello nazionale e fuori, piuttosto che nella sua città. Perché rappresenta una dei quelle personalità che ha dato un enorme lustro a Varese, eppure è stato in un certo senso poco “riconosciuto” nella sua importanza dai varesini”.