Varese, la Poesia Civile di Bruno Belli

Martedì 27 gennaio allo Spazio Scopri Coop di Casbeno alle 17.30 il primo incontro intitolato L’Italia vista dai poeti stranieri

23 Gennaio 2015
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pascoli

Dopo il successo de I Venerdì di Bruno Belli alla Pasticceria Zamberletti, due nuovi incontri organizzati da Universauser dedicati alla poesia. Secondo appuntamento giovedì 19 febbario con i poeti della rivolta, socialisti italiani tra il XIX° e il XX° secolo. Ingresso libero.

C’è un’Italia dei poeti che supera i confini e gli spazi, abbracciando diverse culture, anche lontane anche fra loro, senza per questo produrre uno scontro, ponendo in luce, piuttosto quelle differenze peculiari che permettono di distinguere un popolo da un altro.

Così, L’Italia vista dai poeti stranieri permetterà, tramite alcune letture particolarmente pregnanti, di vedere l’Italia con gli occhi degli altri tra il XVI ed il XX secolo, con insospettabili omaggi al genio italiano come Giuseppe Verdi del poeta arabo Ahmed Shawqui, o Mazzini cantato dal cinese Liang Chi Chao accanto, ovviamente agli Europei, ma anche agli Ebrei (ammiratori di Dante, di cui quest’anno ricorre il 750 della nascita) oppure ai Giapponesi, che cantano le bellezze naturali ed i monumenti.

Si torna a casa nostra, invece, con i poeti della rivolta, tra i quali si trovano gli stessi Carducci e Pascoli, accanto a nomi in parte noti, come Lorenzo Stecchetti, Ferdinando Fontana, Antonio Ghislanzoni, Severino Ferrari, Ada Negri, Arturo Graf, Edmondo de Amicis, o a personaggi noti per la politica, ma che si espressero anche nell’arte: Felice Cavallotti, Filippo Turati, Francesco Crispi.

Sono autori che vivono con singolare immediatezza di toni i sogni e le rivolte delle giovani generazioni, fra lo spegnersi delle speranze risorgimentali e le insorgenti delusioni dell’Italia unita. Appassionati o violenti, aspri ed amari, questi versi compongono un quadro spesso inedito (ma reale) dell’Italia, sottratta dalla storiografia ufficiale, tramandando così l’immagine di una società solcata da inquietudini e da conflitti profondi, che la sensibilità poetica amplifica in termini di protesta, sovente esasperata.

Il secondo appuntamento, quindi, serve per mostrare quanto sia stata consistente, nelle lettere italiane, una tradizione di protesta civile, sovente ignorata e disprezzata dalla critica ufficiale o militante.

Nel caso di questi due contributi Bruno Belli ha avuto l’occasione in questi anni di studiare i testi, per alcuni dei quali ha predisposto un capitolo nel libro cui sta lavorando dall’agosto 2010 dedicato al Risorgimento, quelle Note risorgimentali, in parte a suo tempo pubblicate, che, un poco alla volta si stanno avvicinando alla conclusione, prima della limatura finale per un volume di taglio storico sociale.

 

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