Proporre un referendum a Varese sarà più facile. La commissione Affari generali ha infatti approvato la proposta del capogruppo del Pd Fabrizio Mirabelli di ridurre la quota di firme necessarie per il referendum consultivo, che passa dal 15% al 5% degli aventi diritto di voto.
E il consigliere comunale di Sel Rocco Cordì ha proposto e ottenuto la possibilità di prevedere istituti consultivi per le richieste che vengono dai rioni. Tuttavia, la commissione non ha trovato la condivisione su due interessanti proposte che avrebbero “rivoluzionato” la democrazia diretta a Varese. La prima è quella del “referendum propositivo”, ovvero un sistema di democrazia diretta che richiama l’iniziativa popolare che in Svizzera è prevista a livello comunale, cantonale e confederale.
Grazie a questo referendum i cittadini avrebbero potuto proporre di realizzare un’opera o prevedere l’istituzione di un servizio. In sostanza, i cittadini avrebbero avuto la facoltà di fare proposte e metterle ai voti, oggi riservata ai consiglieri comunali.
La proposta era stata avanzata dal consigliere comunale di Movimento Libero Alessio Nicoletti.
Mentre l’altra proposta “bocciata” è stata quella del referendum abrogativo, avanzata sempre da Mirabelli. Su quest’ultimo l’opposizione di tutta la maggioranza oltre che di Nicoletti. Il capogruppo della Lega Nord Giulio Moroni ha sottolineato: “Con il referendum abrogativo si rischia un blocco delle grandi opere che ogni amministrazione dovrebbe porre come fondamento di ogni programma elettorale.
Tutti i comitati, che io personalmente rispetto, potrebbero utilizzare questo strumento per bloccare l’attività amministrativa. Bisogna tenere conto anche che un’amministrazione opera dopo aver ricevuto il consenso degli elettori”.