
“Comincio col rassicurare tutti: la scadenza è stata rispettata”. Queste le prime parole di Nicola Laurenza, che lunedì 16 febbraio ha ufficializzato le proprie dimissioni da presidente della società As Varese 1910.
Dimissioni necessarie, come poi ha fatto capire Laurenza.
“Comunico di aver rassegnato le dimissioni dalla carica di presidente del cda. È stata la scelta più sofferta della mia carriera da imprenditore, perché tutto quello che ho fatto da quando ho assunto questo ruolo, è stato fatto con il mio cuore da tifoso. La decisione è stata meditata nel corso delle ultime settimane: il motivo è che non mi sento più un valore aggiunto per il club. Ho ritenuto giusto rimanere al mio posto fino a quando mi sono sentito utile alla causa. Ora faccio tre passi indietro: preferisco dare spazio a chi può avere più forza ed energia per portare avanti la società. Lasciare la carica in questo momento dà modo alle risorse del territorio di succedermi nel modo migliore, e preparare da subito la prossima stagione sportiva”.
Ora è il momento di pensare allo scenario futuro:
“Ora conferisco pieni poteri a D’Aniello e Imborgia: loro saranno capaci di trovare un socio più solido di me che potrà entrare in società. Saranno loro a dirmi quando dovrò firmare per il passaggio delle quote, che avverrà a titolo gratuito. Questo perché rimango innamorato di questi colori, per i quali ho cercato di conferire principi innovativi. Penso infatti tuttora che il calcio sia il veicolo mediatico ideale per portare nuovi valori, nonostante mi sia accorto che si tratta di un business vero e proprio”.
Un’esperienza che nell’arco di due anni ha regalato mille emozioni, positive e negative, ma in egual modo indimenticabili, terminate purtroppo con la contestazione di sabato pomeriggio da parte della tifoseria:
“I tifosi hanno diritto di criticare. Penso però che i modi e i tempi siano stati sbagliati: sicuramente anche questo episodio ha avuto il suo peso sulla mia scelta. La cosa che più mi ha fatto male, è stato leggere nello sguardo di mio padre e dei miei familiari lo sconforto: loro sanno lo spirito con cui mi sono avvicinato a questa società e quanto cuore ho messo nel Varese. Ho imparato che è un mondo in cui si dimentica in fretta, anche se non posso non ricordarmi della gioia provata con la salvezza conquistata ai playoff lo scorso anno. Questo perché è stata la vittoria di tutti, il successo più bello dei “Signori Nessuno”. E ai tifosi dico: si vince in gruppo, e questo è il momento di stringersi tutti insieme, con le risorse del territorio: lo si è visto anche sabato, quando l’atmosfera ha avuto dei contraccolpi anche sui ragazzi, che hanno fatto fatica a riprendere il filo conduttore”.
In chiusura, è stato il momento dei saluti finali:
“Qualcuno parla e rimpiange il Varese che c’era. Io, salutandovi, vorrei ringraziare il Varese che c’è: tante persone che tutti i giorni, con sacrificio, lavorano sodo per il Varese di oggi, un Varese che c’è e che vive grazie a loro”.