Come vuole la tradizione, la Famiglia Bosina dedica l’ultimo giovedì di gennaio al gentil sesso, organizzando la Festa d’ra Giöbia che si svolgerà quest’anno nel Salone Campiotti presso la Camera di Commercio di Varese.
Durante la serata verranno proclamati i vincitori del concorso “POETA BOSINO 2017” che vede competere numerosi autori di componimenti in dialetto, espressione linguistica di cui la Famiglia Bosina è promotrice e sostenitrice. Allieteranno la festa gli amici del Gruppo Folkloristico Bosino.
La cena, aperta a tutti, offrirà anche l’occasione per presentare e ringraziare pubblicamente una donna speciale, scelta tra le varesine che svolgono un’attività particolarmente significativa in ambito sociale, artistico, culturale o imprenditoriale.
Auspichiamo la numerosa presenza di signore, che potranno indossare i tradizionali costumi bosini messi a disposizione dalla Famiglia Bosina, previa telefonata in sede.
E come di consueto, a tutte le gentili ospiti verrà offerto un simpatico omaggio.
Dettagli storici e aneddoti sulla Festa della Giöbia sono consultabili sul sito alla pagina http://www.famigliabosina.it/it/la-gioebia
Si ringraziano per la collaborazione a questa edizione le Associazioni “Varesevive” e “Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus”.
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In alcuni luoghi dove sopravvive la tradizione, la Giöbia è ancora simbolo dell’inverno e dei suoi problemi, che devono essere bruciati con un grandissimo fuoco – il falò – per far scomparire i mali e perché possa nascere, sbocciare gioiosamente la nuova stagione con doni abbondanti.
E’ il caso di Busto Arsizio, dove la Giöbia è raffigurata, impersonata da una vecchia brutta, fatta di paglia o altro materiale combustibile, rivestita di stracci o abiti dismessi, che viene bruciata in piazza l’ultimo giovedì di gennaio.
Rappresenta l’inverno, la brutta stagione che se ne và col fuoco portando con sé ogni elemento negativo, malattie ed altro. Era una “festa” pubblica, collettiva, nella quale si mangiavano piatti tradizionali costituiti da risotto con salsiccia e polenta con i “brüscitt”; poi seguiva il “falò”.
A Varese non è mai stata una festa pubblica, ed ha avuto origine dalla“Puscena”, dal latino post cenam = dopo cena (a chiara e ulteriore dimostrazione che il nostro dialetto ha origini latine, e non è una derivazione con storpiatura dell’italiano). Le “puscene” erano due:
- quella degli uomini, il penultimo giovedì di gennaio
- quella delle donne, l’ultimo giovedì di gennaio.