Provochiamo? Eppure c’era Voltaire…

Un’analisi di Bruno Belli sull’attuale situazione politiche e sulle ricadute delle decisioni della classe dirigente italiana sui cittadini

24 Ottobre 2014
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Belli

I cittadini italiani, anche quelli che preferiscono non interessarsi della politica, sono concordi nell’affermare che la qualità della vita è sempre più scarsa e che, invece, la tassazione aumenta. Se, da una parte, si creano “bonus”, dall’altra “si studiano” nuove forme che, infine, penalizzerebbero il cittadino (non ultimo, l’ipotizzato slittamento di 10 giorni del pagamento di alcune categorie di pensioni).

Ci si chiede quindi: nei giorni nostri si può ancora parlare di Destra e di Sinistra?
La Democrazia, sempre che sia tuttora viva, è dolce, o amara?
Chi governa, governa, o comanda?
Stiamo ancora scendendo la parabola dell’economia, o siamo appresso alla china della curva di risalita?

Manifestare? Manifestar che cosa? Si tratta, infatti, di “sofismi” solo in apparenza: nei fatti, tali interrogativi nascono dall’analisi della situazione socio culturale odierna. Se scorriamo le scelte dei parlamenti degli ultimi 20 anni – “Governo Renzi compreso” – notiamo che si operano scelte che rendono ragione ad un medesimo principio: l’uomo è succube degli interessi di un’economia che, con un eufemismo, definirò “alta” (ciò nelle mani di pochi).
Il cittadino è un numero: su di lui cadono le sottrazioni e le divisioni dei tagli, nonostante le tasse perpetuino.
Ma le tasse (locali e territoriali) non servono per erogare servizi ai cittadini?
Invece, solo i servizi sono diminuiti (in primis riguardanti la “sanità” e l’“educazione”).
“Democrazia” non significa certo “consapevolezza” (ne conosco alcuni che votano, ma bene non sanno il perché): nella realtà, essa dovrebbe essere l’espressione stessa di un giudizio dei cittadini. In altre parole, per tutti i cittadini che ragionino e valutino liberamente il lavoro delle amministrazioni, resta il grande strumento principe della Democrazia: il voto.
Ma chi vota, se la percentuale tende sempre a diminuire, vista non tanto la “disaffezione” dalla politica, ma l’idea che il cittadino ha di questa politica, lontana dalle necessità primarie di chi deve mettere assieme il pranzo con la cena?

Governare significa partecipare delle scelte tra amministratori e, quindi, tra amministratori e cittadini. A me sembra che gli amministratori pubblici si comportino come quelli del condominio (di fatto, essi regnano sovrani, anche grazie a leggi che sono state fatte per conferire maggiori poteri a chi gestisce le proprietà rispetto a chi la detiene).
Sul fatto se la ripresa socio economica sia in salita, in discesa o stabile, più che di parabole possiamo parlare di montagne russe, con pendenze del 40% di fronte alle discese e dello 0,0001% alle salite.
“Ho diritto a manifestare! Oggi alzo il cartello e batto il cucchiaio sul caschetto!”. Perché, qualcuno che governa – o che possiede un’azienda multinazionale – ascolta il tuo “tam tam”?
Questa è l’odierna situazione italiana, dove è possibile affermare tutto e fare tutto (o il contrario), perché nessuno si ferma più a riflettere, a ricordare che, se vive, tale esistenza dovrebbe essergli garantita il più serena possibile.
Voltaire scriveva, nel 1734, parlando dell’Inghilterra del tempo, che “ogni uomo paga non secondo il suo rango (il che è assurdo), ma secondo la sua rendita”.
Da noi si discute sul fatto che non sia possibile procedere ad una tassazione, o riduzione, di una “pensione d’oro”, solo per un esempio, perché, essendo un diritto acquisito, fare una delle due cose sarebbe anti costituzionale.
E pensiamo che – stanti così cose e fatti – si possa “risalir la china”?
Mi vien da ridere… o da piangere! (fate voi).

Bruno Belli

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