Pronto soccorso di Varese, non c’è pace (nè posto) per i pazienti

Nel fine settimana 52 pazienti sistemati in “barellaia”. Rissa sfiorata tra infermieri e parenti dei degenti: la situazione è ormai fuori controllo

02 Febbraio 2015
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Morto l'attore James Gandolfini

VARESE – Disagi senza soluzione di continuità al pronto poccorso varesino, dove non sembra ci sia soluzione al sovraffollamento della “barellaia”.

E’ stato un fine settimana di vera e propria passione per i pazienti: nel pomeriggio di ieri, domenica 1 febbraio, si registravano ben 52 persone provvisoriamente sistemate in barella. In serata il numero di pazienti in attesa di ricovero scendeva a 40. Difficile per tutti (malati, medici e infermieri) gestire una situazione esplosiva come quella che, purtroppo, si ripresenta ciclicamente (in special modo nel periodo di picco influenzale, quando il pronto soccorso è preso d’assalto) nell’ospedale varesino, evidentemente mal strutturato sin dai suoi albori.

Addirittura nella sera di sabato si è sfiorata la rissa, con la polizia impegnata a placare gli animi di alcuni parenti di un paziente di cui non riuscivano a conoscere le condizioni di salute.

Al di là delle promesse dell’Assessore regionale Mario Mantovani, le soluzioni individuate dal primario del PS, Francesco Perlasca, evidentemente non sono sufficienti a fornire una risposta adeguata in caso di afflusso massiccio di pazienti: i protocolli di emergenza in caso di sovraffollamento, infatti, funzionano poco e male nei fine settimana, mentre le modifiche apportate potrebbero eventualmente dare dei risultati nel medio-lungo termine.

E’ del tutto evidente che l’ospedale di Varese sia sottodimensionato rispetto al bacino d’utenza servito: lo stesso direttore sanitario dell’Asl di Varese, Stefano Taborelli, ha ricordato che a Varese il rapporto letti/abitanti è di 2,5, mentre nel sud della provincia è 3,3.

Le condizioni del pronto soccorso di Varese, di cui si discute da anni, non accennano a migliorare. E la pazienza dei malati e dei loro parenti, ma anche dei medici e degli infermieri (che non possono essere i capri espiatori di una situazione di cui sono evidentemente responsabili primario, direttore generale e assessore regionale), è ormai giunta al limite.

 

Nerio Cavalieri

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