
Potersi informare in maniera obiettiva è un diritto. E anche una libertà. In quell’oceano caotico che oggi è la rete, dove ogni persona viene “bombardata” quotidianamente da una quantità impressionante di informazioni subito dopo il primo clic, è necessario poter usufruire di servizi in grado di fornire notizie in maniera critica e obiettiva.
Motivo per cui, nonostante la crisi della stampa che stiamo vivendo, il ruolo dei giornali, dove le notizie sono commentate e documentate, non solo non si è esaurito, ma diventa ogni giorno più importante. E per giornali, in questo caso, intendiamo il ruolo dei network telematici, “bussole” per apprendere le informazioni in maniera critica e non superficiale. Molto modestamente, Varesepolis vuole interpretare questo ruolo, declinando la sua “battaglia” per un’informazione libera e corretta a livello locale. La domanda che sorge spontanea può essere che differenza possa fare un nuovo giornale, quando c’è già un’offerta abbastanza ampia. Per evitare di rispondere con l’eccessiva banalità di una frase fatta, come che la concorrenza aumenta sempre la qualità dell’informazione (cosa comunque vera), ribadiremo la volontà di perseguire un modello che sappia portare ai lettori un’informazione libera ed esauriente sui principali fatti di cronaca, politica, attualità (e tutto quello che possa interessare la vita dei cittadini) che avvengono sul nostro territorio. Libera ed esauriente. Parole che, purtroppo, non sono sempre scontate.
Spesso le notizie vengono filtrate, e chi ha il dovere di fornire una visione obiettiva ai cittadini non riesce a portare a termine questo compito. L’esempio più banale può essere quello di una notizia che viene fuori dalle pubbliche istituzioni e, per compiacere il politico di turno, o l’inamovibile dirigente che troppe volte ha più potere del politico, si sottace qualche aspetto, si maschera o s’indora, come si suol dire, la pillola. Un atteggiamento, quello della riverenza verso i “potenti”, che noi non avremo. Così come non cadremo nell’errore, o nell’orrore, di inseguire la moda del momento, di vestirci di antipolitica e giocare a fare i novelli Robespierre al grido di “tagliategli la testa”, facendo di tutta l’erba un fascio. E soprattutto dividendo in modo manicheo il bene dal male.
Se saremo in grado di farlo, lo giudicherete voi. La nostra redazione è aperta a consigli e critiche, senza timore di confrontarci.
L’errore di un giornale è quello di chiudersi in un’informazione preconfezionata. Noi non intendiamo farlo. Abbiamo un’ambizione. Costruire un giornale partecipato insieme a voi.
Una rivoluzione inizia a piccoli passi. Leggeteci e lo scoprirete.
Marco Tavazzi