
Un incontro per raccontare una legge quadro nazionale, vera e propria “base legale” per un’azione di sensibilizzazione che ora può muoversi più liberamente nelle istituzioni di ogni livello.
Martedì 20 marzo, dalle 20.45, è il programma della serata organizzata da Fiab Ciclocittà Varese nella propria sede di via Rainoldi: perché la legge n.2 dell’11 gennaio 2018 è ormai in vigore, e può essere considerata una vera e propria svolta epocale, per gli “Amici della Bicicletta” di tutta Italia. A spiegarne i dettagli, ci sarà l’architetto Valerio Montieri, del Gruppo Tecnico Fiab.
Il provvedimento parla di “Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta”, ed è stata fortemente voluta ed ispirata proprio da Fiab nazionale. Per questo, spiega il presidente varesino dell’associazione, Leonardo Savelli, “tocca molti aspetti che dovranno essere oggetto di programmazione e di iniziativa di regioni, province e comuni per migliorare le condizioni d’uso della bicicletta in città, negli spostamenti casa-lavoro-scuola e nel turismo”.
Ma è anche un punto di partenza per gli attivisti Fiab, per poter chiedere alle istituzioni, dai piccoli comuni fino al governo centrale, che la bicicletta venga considerata un mezzo di trasporto alla pari di auto e treni, meritevole quindi di piani di mobilità ad hoc. “Non solo – spiega Beppe Ferrari, uno dei volti storici dell’associazione varesina – questa legge ci aiuterà anche nelle iniziative politiche, perché ne quadro generale porta anche provvedimenti concreti, da poter mettere in pratica abbastanza rapidamente. Un esempio? Il 20% dei proventi delle multe andrà investito in opere per la mobilità ciclistica. Dalle piste ciclabili ai parcheggi dedicati ed attrezzati, il bilancio dei comuni dovrà prevedere questo tipo di spesa. Un provvedimento che deve già essere in via di realizzazione, e sarà nostra cura controllare che venga attuato”. Provvedimenti di sistema, quindi. E i soci Fiab restano, chiarisce Savelli, “a disposizione delle amministrazioni con il nostro know how sul mondo della bici per attuare dei provvedimenti che siano veramente di sistema. Non basta un cartello o pochi metri di pista ciclabile: ci vuole uno sguardo d’insieme sulla mobilità”.