La solitudine alleviata dall’ironia nelle sculture di carta di Sabina Feroci

Figure antropomorfe in lotta per l’equilibrio. Nomi che ne rispecchiano l’indole. Una mostra di un’artista di fama internazionale, visitabile fino al 5 luglio allo Spazio Lavit

02 Giugno 2014
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Inaugurazioneferoci

Sculture in carta, materiale fragile ma reso forte e durevole dalle mani che lo hanno forgiato per raccontare l’animo umano. Immagini di persone, non semplici contenitori di esteriorità, ma opere che recano un’immagine profonda.

Sabina Feroci ha inaugurato la sua mostra personale allo Spazio Lavit di Varese. L’artista toscana, che in questi giorni sta preparando una presentazione per il Giappone e vanta già esposizioni in Sud Africa, Taiwan ed altri Paesi esteri (europei e d extraeuropei) è quindi un nome noto sulla scena internazionale, per la bravura e la particolarità della sua arte. E per il significato del suo lavoro. Un’occasione unica e imperdibile, quindi, quella di visitare la sua mostra, che resterà aperta allo Spazio Lavit di via Uberti fino al 5 luglio, visitabile dal mercoledì al sabato dalle 17 alle 19.30 o su appuntamento.

“Ogni personaggio ha un nome, che coglie una caratteristica esteriore e la esalta – spiega la curatrice Federica Soldati –  le sue opere rappresentano figure antropomorfe che racchiudono il calore di una lavorazione scrupolosa. Sono i personaggi del romanzo personale dell’artista, nati dall’osservazione della realtà rielaborata e restituita dalle mani della stessa”.

La solitudine di queste figure è un tratto essenziale. Così come l’ironia che rappresenta un modo per vivere ed affrontare l’esistenza.

“Narra di personaggi soli – continua Soldati – accomunati dalla consapevolezza della propria solitudine e li descrive “modellando” i loro atteggiamenti: delinea l’indole, le tensioni interne, ritrae gli stati d’animo. Dà loro un nome rimarcando le caratteristiche salienti di ciascuno o evidenziandone aspetti che sono in grado di indurre al sorriso. Sabina Feroci sorprende la spontaneità di pose naturali. Cattura un pensiero. Coscienti dell’isolamento che ne determina le esistenze, i suoi personaggi si affacciano, ciascuno forte del proprio carattere, in un mondo più grande di loro e, con autoironia, lo affrontano”.

E quindi il passaggio essenziale che la curatrice fa nella presentazione: “Nelle opere di Sabina, gli esili corpi, i tratti raffinati, i contorni delicati di volti imperscrutabili racchiudono la profondità dell’anima. Una sorprendente dimensione letteraria affiora nelle sue creazioni: narra dei suoi personaggi e della consapevolezza del limite della condizione umana. Nella sottile ironia di un nome, di un atteggiamento, di un’espressione dell’animo, l’artista allevia il dramma dell’esistenza”.

L’artista racconta di come a volte coglie “certi attimi e certi movimenti li vedo per strada, e tornata a casa diventano le opere che qui vedete”. Figure piccole, ma hanno in sé tutte le caratteristiche degli esseri umani.

“Alcuni vedono dei bambini nelle mie sculture, a volte si può dire sia così, è reale. A volte no: sia l’età dei miei personaggi che altre caratteristiche non sono definite, li considero dei neutri. Non mi interessa parlare di età, mi interessa la loro anima, quello che esprimono con la loro posizione”.

E Alberto Lavit sottolinea questo tratto essenziale, che ha potuto vedere con i suoi occhi mentre allestivano la mostra, tra l’artista e le sue opere: “Una cosa che mi ha colpito è quando è arrivata Sabina, e mentre montavamo la mostra parlava delle opere dicendo lei, lui, per lei sono veramente delle persone, degli esseri umani, non opere. Ogni tanto le chiamava anche con il loro nome giusto. Un fatto che mi ha colpito e fa capire quanto ci tenga all’opera“.

Le sculture iniziali sono più piccole. Ci sono Il bullo, Batte botte, La morina, L’insicuro, Quello scettico, Il maleducato, L’incredulo, Il sospettoso, La maglia a righe, Quella sorpresa, Topolina e La biondina. Ogni nome un richamo ad una peculiarità. Quindi si vede, nella mostra, l’evoluzione dell’artista. E le sculture aumentano anche di dimensione.
Le ultime quattro mostrano figure in lotta con un difficile equilibrio esteriore, come si può vede dalla posa. Metafore, come spiega lei stessa, di quello interiore.

“Le ultime sculture sono dedicate questa attrazione nei confronti dell’equilibrio e della perdita dell’equilibrio. È un equilibrio interiore, certamente,non fisico ed è quello che mi emoziona, che mi sta comunicando qualcosa in questo periodo”.

La mostra
Periodo: dal 31 maggio al 5 luglio 2014
Orari: dal mercoledì al sabato dalle 17.00 alle 19.30 o su appuntamento
Ingresso libero e posteggio – Catalogo in galleria
SPAZIO LAVIT – Varese, via Uberti, 42
Tel. 0332 312801 o 335/7119659
Informazioni: info@spaziolavit.com

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