La città turca che dà una lezione di “femminismo” agli italiani e a Varese

Una delegazione dell’amministrazione di Inegol Belediyesi, guidata dal sindaco Alinur Aktas, ha visitato questa mattina Varese. A Palazzo Estense, chiedendo notizie sul Comune di Varese, ha scoperto che sul fronte quote rosa sono più avanti della città giardino

03 Giugno 2014
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Console

Una lezione sulle pari opportunità. E contrariamente a quanto si potrebbe pensare, è stata la Turchia a darla all’Italia.

Non soltanto il console generale turco a Milano è una donna, Aylin Sekizkok. Ma la città di Inegol Belediyesi, la cui delegazione ha visitato oggi la città di Varese ed è stata ospitata a Palazzo Estense, su 31 consiglieri comunali, ha ben quattro donne.
A Varese, su 32 eletti, solo una donna, la democratica Luisa Oprandi.

Certo un singolo caso, quello di una città giardino dove obiettivamente non c’è una folta rappresentanza di donne nelle istituzioni (ancora, guardando la giunta, una su nove assessori), non può cambiare una situazione di fatto, ovvero che le donne in Italia abbiano molto più spazio politico  a partire dalla folta presenza femminile nel governo Renzi. E maggiori tutele. Gli episodi di violenza e negazione dei diritti delle donne nelle zone rurali delle Turchia sono poi, come riportano varie inchieste di mass media, ancora molto diffusi. Purtroppo, anche se molto meno, lo stesso avviene in Italia, a ben guardare, se vogliamo farci un esame di coscienza.

Il sindaco Alinur Aktas può commentare con soddisfazione che sulle donne in politica “abbiamo decisamente fatto molti passi in avanti”.

Tornando ad analizzare meramente la questione politica, tornando a Varese, se si pensa poi soltanto a quello che accadde nel 2011, quando dopo il ballottaggio Lega Nord e Pdl rimasero in stand by per giorno per definire la giunta solo per l’individuazione di una “quota rosa”. E la Lega, che doveva esprimere la donna, ebbe una riunione fino a tarda notte dove “volarono gli stracci” perché uno dei quattro uomini candidati all’assessorato doveva tirarsi indietro, ci fa capire come tutto sommato lo “sdoganamento” (brutta parola ma rende bene l’idea)  delle donne in politica sia tutt’altro che una prassi nel nostro Paese.

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