Le immagini della partita di calcio Serbia-Albania valida per la qualificazione agli Europei del 2016 non solo non lasciano indifferenti gli appassionati di calcio, ma fanno pure riflettere su una questione che non è marginale a livello geopolitico.
Sono ancora vivi infatti i ricordi di Marassi nel 2010, quando Igor Bogdanov fu protagonista di tafferugli sugli spalti per rimarcare che il Kosovo è il cuore della Serbia, e così anche gli scontri in campo dell’altra sera andavano ben oltre la provocazione del drone che inneggiava l'”albanesizzazione” del Kosovo.
Tuttora i rapporti tra Serbia e Albania sull’appartenenza identitaria della regione sono molto tesi.
Il Kosovo è una terra molto importante per i Serbi, poiché innanzitutto teatro di una battaglia, nel 1389, “Battaglia della Piana dei Merli“, tra l’alleanza serbo-bosniaca simbolo della cristianità e i turchi ottomani, poi vincitori, seppur con gravi perdite anche da parte loro.
La battaglia della Piana dei Merli è considerata dai Serbi uno degli eventi più importanti della loro storia, fonte di gran parte del loro sentimento nazionale.
Successivamente restii alla dominazione ottomana, i Kosovari subirono da parte dei Turchi pesanti discriminazioni, venendo scacciati dalle proprie terre per lasciar spazio agli Albanesi, più disponibili verso i conquistatori perché ormai convertiti all’Islam. Verso la fine del ‘600, quando il Kosovo fu coinvolto nella guerra fra Turchi e Impero asburgico, i Serbi sconfitti, furono costretti ad abbandonare in massa la regione, privando quella terra delle sue radici etniche e culturali permettendo alle comunità albanesi di espandersi ulteriormente in territori per tradizione serbi.
La situazione non migliorò nei secoli seguenti: al termine della Seconda guerra mondiale, il maresciallo Tito, capo della Federazione Jugoslava, favorì la colonizzazione albanese del Kosovo, allo scopo di indebolire e umiliare quello che restava della popolazione serba.
Nonostante i secoli trascorsi dal 1389, il Kosovo è ancora teatro di guerra. Una guerra silenziosa, fatta di soprusi fisici e psicologici. Il Kosovo è considerato tuttora il cuore della Serbia, questo soprattutto dalla guerra del 1999, nonostante le profanazioni alle chiese ortodosse avvenute anche sotto il controllo dell’Onu e sempre celate in Occidente.
Per questo, quello che è successo durante la partita Serbia-Albania, non può essere strumentalizzato od oggetto di commenti banali, deve essere invece interpretato come una questione che, seppur marginale per gli esperti di diritto internazionale, a livello indentitario non può passare in secondo piano per rispetto della tradizione di un popolo, di un’etnia e di una storia.
Luca Folegani