“Grande Varese”, Matteo Bianchi: “Sì, ma solo seguendo l’esempio di Lugano”

Il sindaco di Morazzone apre a sorpresa all’ipotesi di una futura fusione tra il capoluogo e i comuni limitrofi. Ma prima chiede di sperimentare la messa in rete dei servizi. E solo con il metodo svizzero

03 Luglio 2014
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Matteobianchi

Sì alla Grande Varese. Ma a determinate condizioni. E ad aprire all’ipotesi di fusione, anche se per il momento auspica solo una collaborazione più stretta, è a sorpresa il sindaco di Morazzone Matteo Bianchi. A sorpresa perché, in quanto segretario provinciale della Lega Nord, politicamente non condivide il fatto che i comuni più piccoli perdano la propria autonomia amministrativa. Ma quello di Bianchi è un discorso di real politik.

“Purtroppo la tendenza che nei prossimi anni diventerà sempre più forte è quella – spiega Bianchi – è quella di vedere i piccoli comuni costretti ad unirsi per sopperire ai problemi di risorse. Oltre al fatto che probabilmente sarà anche lo Stato a dare questo indirizzo, e gli enti locali dovranno adeguarsi per legge. Ora, aspettare facendo finta di niente significa ritrovarsi tra dieci o vent’anni a subire questi cambiamenti, magari venendo aggregati ad enti con i quali non vogliamo finire, e non poter dire niente. Conviene quindi “governare” da subito questi cambiamenti, cercando di trarre i vantaggi per le nostre comunità”.

E un modo ci sarebbe.

Penso alla Grande Lugano. L’esempio svizzero vede i piccoli comuni attorno a Lugano che, da qualche anno a questa parte, si sono uniti. Ma qui la scelta è partita dal basso, ovvero i piccoli hanno chiesto di essere uniti alla grande città. E quest’ultima dà grandi servizi ai territori. A Varese, per il momento, mi sembra che stia succedendo il contrario: è la grande città che vuole annettere i più piccoli, con il rischio concreti che i territori più esterni saranno anche quelli meno serviti dal Comune”.

E quindi Bianchi propone una discussione: “Proviamo studiare un metodo per cominciare solo a fare rete sui servizi. Se la cosa funzionerà, il resto verrà da sé. L’importante è avere come riferimento l’esempio, come dicevo, di Lugano. Dove l’interesse deve partire dai comuni più piccoli”.

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