In provincia di Varese torna il rischio di “trivellazioni” alla ricerca di petrolio. Questa volta è toccato a Gallarate, la cui amministrazione ha saputo in questi giorni che la Regione Lombardia avrebbe dato il primo via libera alla ricerca petrolifera sul proprio territorio comunale.
Ma la giunta si è subito opposta. Come spiega l’assessore all’Ambiente Cinzia Colombo (Sel) sul proprio blog (cinziacolombo.wordpress.com).
“L’avevamo scoperta nell’agosto del 2012, l’istanza di permesso di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi denominato “Cascina Graziosa” presentata da Enel Longanesi Developments Srl, che vuole valutare il potenziale minerario del sottosuolo di un’area di 592,5 kmq nelle province di Varese, Milano e Novara. E che in tale area ricomprende il Comune di Gallarate – scrive Colombo – ora la Regione Lombardia dice che la ricerca non è assoggettabile a Via (valutazione di impatto ambientale) e che quindi ha proceduto nel concedere l’intesa affinché il Ministero dello Sviluppo Economico conferisca il permesso di ricerca. Per la sola fase preliminare, con effettuazioni di valutazioni geologiche di dettaglio, un’interpretazione di tutti i dati di sottosuolo disponibili (sondaggi e sismica), la rielaborazione di linee sismiche in 2D acquistate e un eventuale rilievo sismico 3D, mentre l’eventuale realizzazione di interventi di perforazione di pozzi esplorativi e successivo sfruttamento dovranno essere assoggettata ad ulteriore atto di intesa”.
L’assessore entra poi nel dettaglio di come si muoverebbero le ricerche.
“Oltre alla possibilità di ubicare un pozzo esplorativo della profondità tra i 3.200 e 7.000 metri (che non è ricompreso nel permesso oggi concesso), la ricerca prevede, in fase conoscitiva, interventi senza azioni dirette sul territorio di revisione dei dati di geologia di superficie e di sottosuolo oltre all’acquisto e al trattamento delle linee sismiche. Mentre, in fase esecutiva, prevede interventi sul territorio per l’eventuale acquisizione di un rilievo sismico con il metodo della sismica a riflessione, generando artificialmente un impulso meccanico che produce la propagazione nel terreno di onde elastiche, effettuata principalmente con la tecnica a vibroseis, a mezzo massa vibrante su camion. Con la possibilità aggiuntiva di utilizzare anche dell’esplosivo qualora si dovessero riscontrare difficoltà operative ad utilizzare i vibroseis”.
E quindi ribadisce la contrarietà espressa da tutta la giunta.
“Come già nel settembre 2012 – sottolinea Colombo – l’amministrazione, attraverso una nota da me firmata, ha ribadito la propria contrarietà all’apertura di pozzi esplorativi sul proprio territorio e la richiesta che l’attività di ricerca, per la fase esecutiva, tenga in considerazione la densità abitativa e lo stato attuale dell’inquinamento dell’area e del suolo, valutando gli effetti cumulativi dell’attività proposta con gli impatti ambientali degli altri interventi previsti o progettati sul territorio attraverso una Vas (Valutazione Ambientale Strategica). Sì, perché Gallarate non è solo ricompresa nel Parco Lombardo della Valle del Ticino. È pure classificata dalla Regione Lombardia in Zona A1, area a maggiore densità abitativa caratterizzata da concentrazioni più elevate di PM10, NOX, COV e situazione meteorologica avversa per la dispersione degli inquinanti. Ed è coinvolta nella progettazione ed esecuzione di diverse opere che avranno un impatto ambientale significativo: raccordi della Pedemontana bretella SS341- SS336, nuovo Master Plan dell’aeroporto di Malpensa, costruzione di nuove infrastrutture di collegamento ferroviario. Insomma ce n’è già fin troppo in un territorio così densamente abitato e cementificato, per pensare anche allo sfruttamento del sottosuolo, a onde elastiche da propagare ed esplosivi da fare brillare.
Abbiamo inoltre chiesto alla Regione di essere tempestivamente informati per qualunque intervento dovesse essere programmato sul territorio del Comune di Gallarate, così da dare concretezza all’impegno (che l’assessora regionale ha dichiarato) di informazione e partecipazione della cittadinanza”.
I precedenti
Sempre nel 2012 un’altra società, l’americana Mac Oil, si era interessata al territorio della nostra provincia ed aveva presentato a febbraio di quell’anno una “Richiesta di verifica di assoggettabilità a Valutazione di impatto ambientale” alla Regione Lombardia. I comuni interessati alle ricerche sarebbero stati addirittura 41: Arcisate, Induno Olona, Bisuschio, Viggiù, Saltrio, Bodio Lomnago, Azzate, Casale Litta, Sumirago, Buguggiate, Ternate, Varano Borghi, Vedano Olona, Venegono Inferiore, Venegono Superiore, Crosio della Valle, Castiglione Olona, Vergiate, Mornago, Barasso, Bardello, Casciago, Luvinate, Cocquio Trevisago, Comerio, Inarzo, Biandronno, Gavirate, Cantello, Caronno Varesino, Castronno, Cazzago Brabbia, Clivio, Daverio, Galliate Lombardo, Gazzada Schianno, Lozza, Malnate, Morazzone, Brunello e Varese.
Allora, si era creato un asse, in consiglio comunale a Varese, con una mozione del Pd contro le ricerche passata grazie ai voti della Lega.