“Figura Aqua, la Forma dell’Acqua”. Lo spirito della vera Milano si presenta per l’Expo

Inaugurazione oggi alle 18 della seconda tappa della collettiva curata da Alessia Locatelli e Maria Rosa Pividori, con la collaborazione di Pino Diecidue. Dieci gli artisti invitati

17 Aprile 2014
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Liquid Soul

La metafora dell’acqua come tempo che scorre. Dentro alla quale il solido diventa liquido.

Una giovane donna, avvolta da garze e coperta di colori si lava in una vasca fino a dissolversi. Una ricerca interiore che la videoartista Giulia Savoca, porta nella sua opera “Liquid Soul”, con Margherita Micheletti. L’opera sarà esposta nella mostra collettiva “Figura Aqua, la Forma dell’Acqua”, che verrà inaugurata oggi, giovedì 17 aprile, alle 18 allo spazio Seicentro di via Savona 99 a Milano.

La mostra è curata da Alessia Locatelli e Maria Rosa Pividori, con la collaborazione di Pino Diecidue.

L’evento è stato organizzato anche grazie alla collaborazione del Consiglio di Zona 6. La mostra resterà aperta fino al 5 maggio.

Una delle mostre che, andando verso Expo, rappresenta meglio lo spirito di Milano, dal momento che l’acqua è protagonista di Milano fin dalla sua antichità, come scrive la curatrice.

La quale parte proprio citando Leonardo da Vinci. “L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultima di quelle che andò e la prima di quella che viene. Così il tempo presente”.

“Figura Aqua. Un titolo in latino che, nella sua semplicità, racchiude tutta una serie di declinazioni e letture possibili sull’Acqua, protagonista della città di Milano e dei suoi dintorni, sin dai tempi della sua fondazione – scrive Locatelli  – da qui la scelta di aprire il testo di presentazione con un’appropriata citazione di Leonardo da Vinci. Il maestro, figura iconica della città, è stato attento osservatore e studioso dell’acqua come elemento: sia per la navigazione delle merci, come ci riportano gli studi sulla resa navigabile dei Navigli, che in qualità di elemento capace di generare forza motrice”.

L’inaugurazione della seconda tappa di “Figura aqua, La forma dell’acqua”, mostra collettiva di video e fotografia under 36, è quindi per oggi, giovedì 17 aprile, allo spazio Seicentro di via Savona 99, a Milano, dalle 18 alle 20. E resterà fino al 5 maggio.

“L’Acqua è un liquido e, in quanto tale, assume la forma del contenitore che la accoglie; col passaggio da una sembianza ad un’altra compie una metamorfosi e si modifica, attribuendosi molte significazioni. Nella nostra cultura, ma non solo, questo celebrato elemento incolore ed inodore ha sempre goduto di particolare valore, sino a diventare simulacro di sé stesso, mutando all’interno del dipanarsi della storia di concetto e di senso – proprio come avviene in un travaso da diversi contenitori – e assoggettandosi alle differenti immagini/simbolo che l’uomo le ha nei secoli dedicato. La fonte, la vita, l’acqua sorgiva, la purificazione e così via… Passando attraverso tutte le sfaccettature di elogio ed ispirazione, che ci suggerisce la nostra mente e la nostra cultura. Certo l’acqua può diventare anche elemento distruttivo, onda incapace di preservare che disintegra interi orizzonti al suo passaggio. L’acqua dunque come concetto, come suggestione o spunto interpretativo in una visione contemporanea degli artisti under 36, che possa essere personale, critica oppure solamente vincolata al paesaggio, ai luoghi anfibi della città”.

Gli Artisti

Alessio Segala, fotografo classe 1995, in mostra espone un dittico fotografico dal titolo “Blue Gold”. Un lavoro che apre alla riflessione su come – nel Forum mondiale nel 2000 – a questo bene ricercato ed essenziale sia stato attribuito un valore di scambio sui mercati (come per l’oro e per il petrolio). Due immagini fotografiche che devono farci riflettere sul pericolo che può scaturire dal mercificare il liquido più prezioso del pianeta.

Gian Giacomo Gatto è in mostra con una fotografia dal titolo “Dipinto ad Acqua”. Uno scatto suggestivo che – ad un primo sguardo – pare un dipinto impressionista, eseguito a pennellate rapide, in cui la luce riporta il movimento dell’immagine riflessa sulla superficie acquatica. Solo ad un’osservazione più attenta si percepisce la realtà dello scatto fotografico di un paesaggio, riflesso e trasformato dalla superficie del lago. Si percepiscono allora i movimenti dell’acqua, il suo essere liquido che trasforma le percezioni.

Francesco Forgione propone “Red Water”, videoinstallazione per Tablet. Un progetto ideato per questa mostra che, partendo da riprese effettuate nella città di Milano e sui corsi d’acqua, conduce l’osservatore ad una presa di coscienza: la città siamo noi e la qualità della nostra vita è direttamente dipendente dalla qualità dell’acqua e dell’ambiente che in cui ci muoviamo. Inquinare e devastare gli spazi cittadini ed i canali è un percorso di autodistruzione che non possiamo arrestare se non attraverso la consapevolezza di una nostra responsabilità diretta.

Carola Ducoli, con un estratto dal lavoro “Torbido” espone in un trittico che partendo dalla duplice definizione del termine – opaco/sporco ma anche illecito/tormentato – ci mostra come ci si debba contaminare d’indefinito e d’impurità, per cogliere e raggiungere l’anelito di purezza cui gli esseri idealmente aspirano. Una donna-crisalide si getta nell’acqua e, nell’assenza liquida di peso, si libera del suo involucro per riaffiorare in superficie con nuove sembianze e percezioni.  Alice Belcredi espone “l’Onda” spumosa catturata in un’alba del mar dei Caraibi (Messico) nel 2010. Un’emozione che travolge l’osservatore coinvolto dalla potenza dell’immagine e dalle sue particolari dimensioni, che creano un effetto di partecipazione totale. Il mare, il più misterioso ed inesplorato specchio d’acqua del pianeta.

Angelica Porrai partecipa con il video “Musa”, tratto dal progetto Gloves Stories. Come lei stessa cita, l’opera è: “Conduzione, trasmissione di pensiero tra diverse entità. Il testo recitato è tratto dalla bibbia ed esorta a non tentare di rappresentare l’inesprimibile, il divino. Un video che parla di se stesso.” Su un fondo scuro, immerse nel liquido, due figure si scambiano le voci, e suggeriscono la ricerca della conoscenza dell’essenza vera dell’arte, senza “perdizioni visive in immagini lontane dal mondo delle idee”.

Marvina Shehu presenta il “Trittico dei Contenitori”, un lavoro di grande impatto estetico in cui lo stesso oggetto blu si propone, in primo piano, di introdurre tre sfondi differenti: un paesaggio con memorie di colonne, un viso ed un oggetto di design. Uno sguardo filtrato attraverso la materia turchina che rilegge le forme dell’uomo, dall’effige del proprio apparire ai luoghi che abita, passando per le strutture che crea.

Giulia Savoca propone un video dal titolo “Liquid Soul”. Un progetto dal gusto performativo che gioca con la dissolvenza incrociata per esprimere la metafora dell’acqua come tempo che scorre. Un’attrice avvolta da garze e ricoperta di pigmenti cerca di ricreare quel passaggio dallo stato solido al liquido, lavandosi in una vasca d’acqua e cercando di sciogliersi assieme ai colori stessi. Una novella Ophelia che cerca di lasciare le sue ferite al passato, alla ricerca di un equilibrio liquido con la sua anima.

Mireille Saliba legge il rapporto con l’acqua in maniera autobiografica. Attraverso il trittico esposto – dal titolo “The Empty Side” – è possibile ripercorrere la sua complessa ricerca di un figlio. È il liquido della purezza legato all’atto della nascita quello che impregna i vestiti dell’artista, di spalle in una delle fotografie in mostra. Il melograno, emblema della fertilità, ed i simboli ancestrali che nell’America pre-spagnola stilizzano le forme dell’acqua, si ergono qui a metafore. Attraverso gli scatti, l’atto personale diviene una visione collettiva al fine di aiutare tutte le altre donne in questa condizione a superare la paura di non farcela.

Marcello Rotondella è un videoartista e musicista. “Incomunicazione” esprime in un video in bianco e nero dalla fotografia particolarmente scenografica, le differenti declinazioni di senso attribuite alle parole con la conseguente incomunicabilità nelle relazioni. La metafora con l’acqua è identificabile nello scorrere del liquido che richiama il fiume: come l’acqua dolce alla sua foce non si contamina immediatamente con il mare salato, così l’interazione tra esseri differenti – per cultura, luogo geografico e genere – non innesta nuovi linguaggi o connessioni. La comunicazione resta inattuabile ed isolata nella sua incapacità di farsi linguaggio intellegibile.

“Il fine dunque è regalare, attraverso una mostra che vede come protagonista il liquido da cui trae origine la vita, una mappatura che sia geografica ed emotiva, per una narrazione in cui ogni giovane artista presente possa esprimere tale argomento attraverso la sua sensibilità ed il suo intervento video o fotografico. Un tentativo da parte dei curatori di supportare culturalmente la loro città, all’interno di un percorso che tocca il tema della natura permanente e della cura, per arrivare all’evento dell’Expo con un bagaglio d’iniziative volte ad indagare il territorio e le sue preziosissime risorse”.

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