
La basilica di San Vittore, posta al centro dell’antico borgo medievale, è chiusa tra palazzi settecenteschi, ottocenteschi e novecenteschi. La prima costruzione è del VII secolo, periodo Longobardo. Dal IX secolo fu capo di pieve, cioè fu chiesa “matrice”, con battistero e chiesa parrocchiale, dalla quale dipendevano tutte le altre. L’attuale edificio è del XVI-XVII secolo, quando fu ricostruito per le nuove necessità del borgo: il presbiterio fu eretto nel 1542 e il corpo della chiesa su progetto di Pellegrino Pellegrini nel 1580. La facciata, ridisegnata da Pollak, ha un prospetto neoclassico, schiacciato nelle proporzioni, con colonne che sorreggono un arco a tutto sesto, dove due angeli (realizzati da Lodovico Pogliaghi) sovrastano il portale. Elegante è il tiburio ottagonale, sormontato da un lanternino realizzato da Giuseppe Bernasconi, considerato il più grande architetto varesino seicentesco, che seguì tutti i lavori di ampliamento della basilica. All’interno la chiesa presenta una pianta a croce latina, divisa in tre navate; il transetto è illuminato da numerose finestre presenti sul tiburio, mentre il presbiterio è chiuso da un’abside poligonale. Sulle pareti sono presenti pregevoli opere d’arte: nella prima cappella a destra, si trova “La messa di San Gregorio Magno“, tela di Giovan Battista Crespi (detto “il Cerano“). In quella successiva vi è il simulacro in legno policromo della Madonna Addolorata, del XVI secolo, che probabilmente faceva parte del gruppo delle statue processionali usate nel periodo pasquale. Nel transetto sinistro è situata la Cappella del Rosario, che conserva il paliotto ligneo del 1702, realizzato da Bernardino Castelli e un’icona mariana del 1400. La cappella contiene preziosi affreschi di Pier Francesco Mazzucchelli (detto “il Morazzone“). L’altare maggiore è posto nel presbiterio ed è stato realizzato dai fratelli Buzzi di Viggiù in marmi policromi. L’attuale altare post-conciliare è in marmo bianco di Candoglia ed è un’opera di Floriano Bodini, artista di Gemonio. Le pareti del coro sono decorate con affreschi del pittore varesino Salvatore Bianchi, rappresentanti scene del martirio di San Vittore. Nella cappella della Maddalena spicca la tela del Morazzone: la “Maddalena portata in cielo dagli angeli” e, nella predella, il “Cristo ortolano“, che riprende l’episodio evangelico di Gesù risorto, scambiato per un ortolano.
Accanto alla basilica troviamo l’imponente torre campanaria (o Il Bernascone), progettata da Giuseppe Bernasconi e terminata dai fratelli Baroffio (il modello in scala si trova al Museo archeologico di Villa Mirabello). Costruito tra il 1617 e il 1774, il campanile è realizzato con graniti grigi delle valli ossolane e mattoni d’argilla. Si possono notare i segni lasciati dalle cannonate austriache durante la battaglia di Biumo del 1859, nell’ambito delle guerre austro-sarde per la conquista del Nord Italia.
Conclude il polo religioso della città il Battistero, il monumento più antico di Varese. In base a numerosi studi il battistero varesino, infatti, nelle sue forme più antiche risale al primo periodo longobardo. Fu eretto tra il XII e il XIII secolo, sulla base di un edificio altomedievale a pianta presumibilmente esagonale. È in stile romanico con numerose soluzioni gotiche; la facciata, infatti, è a capanna, coronata da una serie di archetti pensili, con un’edicola gotica per la statua trecentesca di San Giovanni Battista. Al centro si apre il portale, sovrastato da una lunetta con arco a tutto sesto, nella quale è raffigurato l’agnello pasquale; ancora più in alto vi è il grande oculo centrale, che illumina l’interno. Il battistero, articolato in aula e presbiterio dotato di tribuna, rivela le testimonianze dell’edificio preesistente nelle murature e nel pavimento lasciato a vista dai restauri del 1948-50. Durante gli scavi fu anche scoperto, incassato nel pavimento altomedievale, il primitivo fonte ottagonale a immersione, del VII-VIII secolo. Successivamente sopra vi fu posto l’attuale fonte battesimale, composto da un monoblocco in pietra di Saltrio decorato da bassorilievi. La grande vasca fu scolpita dai Maestri Campionesi, così come la statua di San Giovanni, posta esternamente. Nel Battistero sono conservati importanti cicli di affreschi: sulla parete sinistra del presbiterio vi è una “Madonna del latte” della fine del Duecento; in stile gotico sono gli affreschi rappresentanti la “Crocifissione” (sulla destra dell’arco trionfale, opera drammatica di sensibilità quasi giottesca), “Maria e il Bambino con due oranti” (lunetta della porta laterale) e “Madonna della misericordia” (presbiterio). Sulla parete di destra l’affresco de “la teoria degli Apostoli e dei Santi” appartenente al periodo trecentesco è attribuito, come i precedenti gotici, al “Maestro della Tomba Fissiraga” di Lodi, forse allievo o seguace di Giotto. Alla fine dell’Ottocento l’edificio, per volere del Genio Civile di Como, fu rivestito con lastre marmoree che gli conferirono un aspetto più regolare.
Fonte: Comune di Varese