
Torna uno dei più importanti appuntamenti internazionali dedicati all’architettura, che quest’anno sarà curato da Yvonne Farrell e Shelley McNamara, già vincitrici del Leone d’Argento alle Biennale Architettura del 2012.
In linea con le tendenze contemporanee, volte a mettere al centro l’importanza della relazione, il titolo scelto dalle curatrici per questa biennale è Freespace. Il tema sul quale riflettere è quello di uno spazio inteso come luogo comunitario e di unione umana, che – per essere tale – deve essere usufruito in maniera gratuita e libera.
A tal proposito, hanno dichiarato le curatrici Farrell e McNamara: “Per quanto riguarda il significato della parola FREESPACE, siamo felicissime dell’impegno globale degli architetti invitati e dei Paesi partecipanti al suo processo di traduzione. Quando abbiamo scritto il Manifesto, volevamo che contenesse soprattutto la parola spazio. Volevamo scovare anche nuovi modi di utilizzare le parole di ogni giorno, che potessero in qualche modo portarci tutti a ripensare il contributo aggiuntivo che noi, come professionisti, possiamo fornire all’umanità. Per noi l’architettura è la traduzione di necessità – nel significato più ampio della parola – in spazio significativo. Nel tentativo di tradurre FREESPACE in uno dei tanti splendidi linguaggi del mondo, speriamo che possa dischiudere il ‘dono’ che l’invenzione architettonica ha la potenzialità di elargire con ogni progetto. La traduzione ci permette di mappare e di rinominare il territorio intellettuale e quello vero. La nostra speranza è che la parola FREESPACE ci permetta di sondare le aspirazioni, le ambizioni e la generosità dell’architettura.”
Le opere degli oltre settanta partecipanti mostreranno le diverse possibili realizzazioni di questi spazi “umani”, utilizzando le varie sfaccettature tecniche e le potenzialità, qualitative e concettuali, insite nell’architettura. Sessantatré saranno le partecipazioni nazionali, tra le quali spiccano quelle di sei nuove nazioni: Antigua & Barbuda, Arabia Saudita, Guatemala, Libano, Pakistan e Santa Sede.
Un’altra caratteristica di questa biennale di architettura sarà il forte legame con la città ospitante, infatti, i progetti proposti saranno visibili non soltanto ai Giardini e all’Arsenale, ma anche in vari luoghi di Venezia. Numerosi saranno gli eventi collaterali, tra i quali segnaliamo il progetto Borghi of Italy – NO(F)EARTHQUAKE che indagherà la possibilità di creare nuovi spazi di sviluppo sociale in zone abbandonante a causa del terremoto, recuperando e dando nuova vita a edifici appartenenti al patrimonio artistico e culturale italiano.
Valentina Petter