
Prevenire la tubercolosi. Che, con i nuovi flussi migratori da Paesi dove il la malattia è diffusa, rischia di non essere solo un ricordo del passato.
Questa la posizione del senatore leghista Stefano Candiani, il quale spiega come degli screening siano già stati previsti per gli agenti che si occupano di gestore l’arrivo dei migranti. E quindi servirebbe anche per gli altri cittadini che incontrano abitualmente i cittadini stranieri in luoghi pubblici.
“Ho letto con molta preoccupazione una circolare del Ministero degli Interni datata 4 luglio e firmata direttamente dal Capo della Polizia in cui si chiede uno specifico programma di prevenzione – spiega Candiani – e sorveglianza dell’infezione tubercolare a tutto il personale impiegato, anche occasionalmente, in attività di soccorso, accoglienza, scorta e accompagnamento dei migranti: preoccupazione per il personale perché nella stessa si deduce che il rischio è concreto e reale ma anche preoccupazione per la gente che sempre più spesso viene a contatto con clandestini sbarcati sulle nostre coste e non sempre bloccati e visitati dai sanitari”.
Misura le parole il senatore della Lega nel sollevare il velo su una questione molto delicata. Sa che il rischio di allarmismo c’è, ma è anche consapevole che il tema non può essere sottovalutato, “così come per la verità sta facendo, con evidente e voluta discrezione – si legge nel comunicato dell’esponente della Lega – il Viminale che ha rotto gli indugi ed è finalmente passato alla fase due e cioè non più generici programmi di prevenzione ma screening di massa periodici: gli agenti saranno sottoposti al test tubercolinico con la somministrazione sottopelle di una piccola quantità di un derivato proteico del bacillo. L’esame è semplice ed innocuo e prevede una valutazione da parte di un operatore esperto a distanza di 48-72 ore dalla sua esecuzione. Molto meno innocua, invece, è la malattia che, dati alla mano, si sta diffondendo in Italia”.
“Penso alle migliaia di clandestini che sbarcano sulle nostre coste e sfuggono ai controlli – sottolinea con preoccupazione Candiani – prendono i nostri treni, le nostre metropolitane, bevono alle nostre fontane, bivaccano nelle stazioni o nei giardinetti: controllare gli agenti è necessario, forse bisognerebbe ragionare anche per un piano di prevenzione per i cittadini che come i poliziotti occasionalmente entrano in contatto con soggetti in alcuni casi portatori di tubercolosi. È la politica immigratoria che non funziona, una politica che sta seriamente mettendo a rischio la nostra gente”.