
Il regolamento del “Made In”, la definizione di un “industrial compact” e la definizione della zona di interscambio tra Ue e Usa. Queste le tre priorità che l’Unione degli Industriali della provincia di Varese chiede al governo.
“Il risultato di un Governo uscito rafforzato dalle elezioni europee è un presupposto importante in vista del semestre di Presidenza Italiana che comincerà a luglio – spiega il presidente degli Industriali Giovanni Brugnoli – come industriali pensiamo siano tre le priorità di cui l’Esecutivo deve farsi carico di portare ai tavoli della Ue, anche grazie a questo slancio elettorale: da una parte, dopo il voto favorevole del Parlamento Europeo uscente, l’approvazione definitiva di un regolamento del “Made In” sul quale speriamo possa esprimersi a breve il Consiglio europeo; dall’altra la definizione di un Industrial Compact che riporti al centro dell’agenda delle istituzioni di Bruxelles, non tanto il concetto vago della crescita, come spesso si sente dire in questo periodo, bensì i temi dell’economia reale e dell’industria, attraverso la predisposizione di azioni forti in grado di rilanciare la competitività manifatturiera del Continente, premessa per il rilancio dell’intero sistema economico, del mercato interno europeo e dell’occupazione”.
E quindi si arriva al libero scambio con gli Stati Uniti. Un tema sul quale l’Unione degli Industriali della provincia di Varese era già intervenuta.
“In questo senso, cruciale per le capacità di export delle nostre imprese è anche una terza priorità: la chiusura con gli Stati Uniti del Transatlantic Trade and Investment Partnership, l’accordo allo studio per la creazione di una zona di libero scambio Usa/Ue, che ha tutte le carte per incidere profondamente ed in modo determinante nel rafforzamento delle relazioni bilaterali di due aree economiche che, unendosi, potrebbero scardinare gli attuali equilibri commerciali internazionali. A tutto beneficio di Paesi altamente manifatturieri come il nostro. Tre punti che, se portati a casa nel prossimo futuro, non potranno che far bene, non solo alle imprese e al benessere generale, ma anche a quel grado di fiducia che la Ue ha perso in un’ampia fascia di cittadini europei, come dimostrano i risultati elettorali di molti Paesi”.