
Cinque in corsa per la candidatura a sindaco. Sono cinque infatti i nomi sui quali le tre correnti del Pd, bersaniani, renziani e civatiani, si starebbero confrontando, in vista delle primarie previste per settembre.
L’unico nome che sembrerebbe certo, tuttavia, è quello di Dino De Simone, che verrebbe sostenuto dall’area di Pippo Civati. L’ufficializzazione della sua candidatura dovrebbe arrivare a giorni.
Esponente di primo piano del Pd provinciale e di Legambiente, è stato dal 2002 al 2005 consigliere comunale a Varese per i Democratici di sinistra.
Per i bersaniani il nome principale attorno al quale lavorare è quello del deputato Daniele Marantelli. Le prime indiscrezioni su una sua possibile discesa in campo alle prossime comunali erano già circolate l’anno scorso. Oggi sembrerebbe che la sua disponibilità sia stata confermata. Ma nel gruppo vicino alla segreteria cittadina del Pd sembrerebbe circolare anche un nome alternativo, quello dell’avvocato Davide Galimberti, esponente di primo piano del Pd varesino e coordinatore insieme a Luca Ferrari, del gruppo tematico del Pd “Varese più bella”, che studia la qualità della vita, la mobilità e l’urbanistica per la realizzazione del futuro programma elettorale del partito.
Questi, al momento, i due nomi al vaglio dell’area maggioritaria del partito in città.
I renziani sono invece, rispetto alle altre due correnti, più indietro. L’area che esprime la maggioranza a livello provinciale, con il segretario Samuele Astuti, e il segretario regionale, il varesino Alessandro Alfieri, nella Città Giardino si trova di fatto in inferiorità numerica rispetto ai bersaniani, vincitori allo scorso congresso, con il segretario Luca Paris.
La situazione, quindi, è molto fluida. E i nomi che circolano, al momento, tra i renziani sono quelli del segretario provinciale Astuti e del consigliere comunale Andrea Civati, come possibili candidati alle primarie.
Non è esclusa, tuttavia, la possibilità che due correnti possano allearsi alle primarie. Da un lato potrebbe esserci una convergenza tra renziani e civatiani, nel tentativo di “scalzare” la maggioranza bersaniana. Dall’altra l’esatto opposto: bersaniani e renziani potrebbero trovare a loro volta un’intesa. In questo caso, il candidato verrebbe espresso dai bersaniani, più forti, ma in cambio dell’appoggio questi ultimi dovrebbero fare delle consistenti aperture ai fedeli del premier.
L’ultima incognita rimane a questo la modalità delle primarie, che dovrebbero svolgersi a settembre. Se farle di partito o di coalizione. Se ufficialmente in molti auspicano la seconda ipotesi, la dirigenza del Pd punterebbe invece a limitare le consultazioni ai soli candidati democratici, escludendo quindi gli alleati. Sarebbero, ovviamente, primarie aperte a tutta la cittadinanza, indipendentemente dalla tessera. Ma a candidarsi potrebbero essere solo esponenti Pd. Questo per il timore che, a causa della presenza di più candidati democratici, l’elettorato Pd si divida e si verifichi, a Varese, il famoso “effetto Pisapia”. Ovvero, la vittoria di un candidato di un altro partito.