Varese, sul nuovo Teatro interviene la proprietà dell’Apollonio: “Fuori dall’ex Caserma scelta fattibile. Per restare sul mercato, serve una struttura abbastanza grande”

L’imprenditre Federico Guglielmi e il direttore Filippo De Sanctis rimarcano la necessità di un teatro da almeno 1.200 posti per avere una rasseggna di livello

06 Luglio 2014
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Teatrovarese

Non basta pensare alla realizzazione di una struttura. Occorre anche pensare a come gestirle e soprattutto fare in modo che possa ospitare una rassegna degna di un capoluogo.

Perché il lavoro portato avanti in questi anni dal Teatro Apollonio, di proprietà dell’imprenditore Federico Guglielmi, e con la direzione di Filippo De Sanctis, è tutt’altro che facile, in un mondo complesso ed economicamente spesso difficile come quello della cultura.

Con la cultura, infatti, si può mangiare eccome. Ma per farla diventare economicamente conveniente bisogna saper gestire una struttura.

La decisione delle istituzioni di prevedere anche una seconda ipotesi per l’ubicazione del teatro, tenendo come punto fondamentale il fatto che la futura struttura dovrà essere di almeno 1.200 posti (e probabilmente all’interno dell’ex Caserma, con gli attuali vincoli, non sarà possibile ospitare tutti questi posti), è il riconoscimento della tesi portata avanti da gestore e direttore dell’Apollonio.

“Questa nuova ipotesi è una scelta intelligente e fattibile – spiega Guglielmi – al momento apprendo questa notizia dai giornali, ma posso dire fin da subito che la trovo molto concreta e fattibile. Con il Comune c’è sempre stato un discorso aperto soprattutto incentrato sulle ipotesi di gestione delle futura struttura. Quello che noi abbiamo sempre detto è che, in vista di un nuovo Teatro, occorre un’analisi approfondita dei costi di gestione. Le dimensioni dell’Apollonio sono quelle minime per poter gestire una stagione teatrale economicamente sostenibile. Solo con un numero sufficientemente alto di posti, infatti, è possibile stipulare accordi con le compagnie teatrali, che quindi portano i loro spettacoli condividendo il rischio, ovvero venendo pagate a percentuale sulla vendita dei biglietti. Se il teatro fosse troppo piccolo, bisognerebbe pagarle a cachet fisso. E la gestione rischierebbe quindi di andare in perdita”.

Un cartellone come quello che ormai da anni portiamo a Varese – dice il direttore De Sanctis – che è di ampio respiro, necessita di un numero adeguato di posti, che non può scendere sotto i 1.200. Il punto fondamentale è quindi aprire la discussione sulla caratteristiche che il teatro deve avere in vista della sua sostenibilità sul mercato, prima di partire a costruirlo. Mi sembra che il fatto che sia stata avanzata questa nuova ipotesi sia positivo. Viene finalmente riconosciuto quello che abbiamo sempre detto”.

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