
Varese “invasa” dai questuanti. Una polemica che puntualmente si ripropone, perché nonostante i controlli della Polizia Locale il fenomeno non viene arginato. E la Città Giardino vede un piccolo “esercito” di circa 50 nomadi, che chiedono la carità ai semafori. O nelle zone pedonali.
Il caso è scoppiato dopo la polemica, lanciata su Facebook, dall’ex assessore di Forza Italia Stefano Clerici. Che, in tono ironico e polemica, domanda: “Ma solo io ho notato un aumento esponenziale di zingari ai semafori di Varese?”.
Polemica alla quale l’assessore alla Polizia Locale Carlo Piatti (Lega Nord) decide di rispondere numeri alla mano. “I controlli continuano ad essere eseguiti in maniera capillare dagli agenti – spiega Piatti – anzi, per dissuadere i questuanti e cercare di bloccare il fenomeno. Il problema è che, essendo cittadini comunitari, non possono essere espulsi. Di conseguenza l’effetto delle nostre azioni è molto limitato nel tempo. Ogni volta che ne viene fermato uno, inoltre, le procedure impongono che la pattuglia, composta da due agenti, lo porti al Comando per l’idenfiticazione. Questo significa che il territorio rimane sguarnito per diverso tempo perché una pattuglia è ferma al Comando per un singolo questuante”.
In pratica, quello che gli agenti possono fare è fermare, portare al Comando chi chiede la carità, identificarlo, confiscare i soldi raccolti e comminargli la sanzione. Ma si tratta di azioni che non li fermano, perché “dopo due giorni sono ancora qui“. E le stesse persone si ripresentano puntuali nei giorni successivi sul territorio comunale. Delle diverse decine di nomadi (sono soprattutto loro a mettersi ai semafori) che si muovono sul territorio comunale, “tra i 40 e i 50 sono ormai presenze abituali ed identificate. Quasi tutti provenienti dalle zone del Gallaratese e dell’Altomilanese. Abbiamo i loro nomi e i loro dati. Poi ci sono diverse ondate di nuovi arrivi, a seconda dei periodi”.
Rispondendo alla polemica di Clerici, Piatti sottolinea come “non c’è stato nessun aumento esponenziale. I numeri sono identici al passato”.
L’unico problema è quindi quello di non riuscire ad arginare il fenomeno.
“L’unica cosa che si può fare e che abbia un effetto concreto – continua l’assessore – è quello di smettere di dare loro soldi. E qui sono i cittadini che devono agire. Finché riusciranno ad ottenere un “guadagno” non riusciremo mai a mandarli via. I varesini devono capire che fare loro la carità non è un’azione benefica, dal momento che dietro queste persone c’è un vero e proprio business gestito dalla malavita, cui va la maggior parte dei soldi che raccolgono. Solo una minima parte rimane a loro. Di fatto, dare soldi ai nomadi ai semafori significa metterli nelle mani di chi li sfrutta”.