Suona l’Inno di Mameli. E i leghisti chiudono le finestre

La Lega Nord polemizza sulle celebrazioni della Grande Guerra. Criticando anche la politica sull’immigrazione del nostro Paese

25 Maggio 2015
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Mentre Varese festeggiava il 24 Maggio, la Lega Nord è salita sulle barricate per contestare la ricorrenza. Tanto da chiudere simbolicamente le finestre della loro sede di piazza Podestà alle prime note dell’Inno di Mameli.

Per riaprirle una volta finito.

I Giovani Padani hanno infatti preso spunto dalle celebrazioni della Grande Guerra per tornare sul tema dell’immigrazione. Dal balcone della storica sede leghista di piazza Podestà è stato esposto uno striscione che, in occasione del centenario della Prima guerra mondiale, recita “1915: non passa lo straniero, 2015:…?” a firma Giovani Padani.

“Partendo dal fatto che le guerre tra i popoli fratelli d’Europa hanno rappresentato il peggio del secolo scorso – dichiara Davide Quadri, coordinatore cittadino dei giovani del Carroccio – è comunque molto triste oggi notare come proprio quel motto “non passa lo straniero”, sia ridicolizzato dalle politiche di un governo che ha fatto delle nostre frontiere un colabrodo”.

“Eccome se passa lo straniero!” rincara la dose il segretario della sezione della Lega varesina, Marco Pinti che liquida le celebrazioni del 24 Maggio alla stregua di “mascherate nazionaliste che oscurano la verità storica di una guerra di aggressione in cui i fanti erano mandati al massacro oppure fucilati nelle retrovie.”

Per guardare in faccia cosa fu davvero la prima guerra mondiale, Pinti invita a riscoprire l’opera di Giuseppe Scalarini famoso caricaturista socialista, mantovano di nascita, ma gaviratese per molti anni che a guerra finita, con la vignetta “Il carro della Vittoria”, pubblicata il 1º agosto 1919, riassunse il risultato dei quattro anni trascorsi. L’Italia della vittoria è seduta in una carrozzella d’invalido, è cieca e sorda, ha gambe e braccia artificiali. In grembo ha una corona di fiori per i 507.193 morti, e le sue ali sono formate da fasci di stampelle, tra le quali sono inserite le altre cifre della «vittoria»: 984.000 feriti, 120.000 invalidi, 74.620 mutilati, 26.000 tisici, 23.000 ciechi, 3.260 muti, 6.740 sordi, 4.060 pazzi, 19.600 neuropatici.”

“C’è poco da cantare vittoria- conclude il segretario leghista – piuttosto concentriamoci sull’invasione migratoria dell’oggi e riflettiamo su chi, oggi esattamente come allora, si arricchisce innescando guerre tra poveri, le cui trincee sono nelle periferie, nella concorrenza per un posto di lavoro, nelle graduatorie delle case popolari”.

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