Primo Maggio a Malpensa, Cgil Cisl e Uil lanciano il grido d’allarme sulla crisi. Aumenta la disoccupazione a Varese

Prima manifestazione regionale dei sindacati che ha luogo nell’aeroporto in occasione della Festa del Lavoro. Al termine i sindacalisti si sono incontrari con il presidente della Regione Roberto Maroni

01 Maggio 2014
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Cgil

Il Primo Maggio a Malpensa, simbolo della crisi e del rischio di disoccupazione. Disoccupazione che in provincia di Varese vede ancora 35.000 posti di lavori in meno, come rimarcavano i sindacati pochi giorni.

E oggi hanno manifestato per la prima volta nella storia della Festa del Lavoro davanti al Terminal 1 dello scalo della brughiera. La scelta è stata dei tre segretari di Cgil, Cisl e Uil Nino Baseotto, Gigi Petteni e Antonio Albrizio, che hanno voluto esprimere preoccupazione per i rischi che il riordino del sistema aeroportuale italiano potrebbe avere sui lavoratori.

Il segretario generale della Cgil Lombardia Nino Baseotto ha confermato “la solidarietà dei sindacati confederali alle lavoratrici e ai lavoratori di Sea Handling che stanno vivendo una lunga fase di difficoltà. Non possiamo permetterci di perdere nemmeno un posto di lavoro. Perché diminuire l’occupazione equivarrebbe ad aggravare ulteriormente una situazione sociale già drammatica a causa della crisi e delle sue conseguenze che pesano soprattutto su lavoratori e pensionati”. “Vogliamo affermare – ha detto – l’idea che negli aeroporti italiani non ci sia solo spazio per le cooperative e per un lavoro precario e mal pagato. Malpensa ha rappresentato e rappresenta un grande investimento infrastrutturale per il nostro paese. Fin qui è stato utilizzato poco e male. Bisogna cambiare rotta, si deve superare la logica di contrapposizione tra Linate e Malpensa che rischia di portarci ad una nuova sconfitta. Per questo bisogna chiedere la liberalizzazione dei voli”.

E il segretario generale della Cisl Lombardi, Gigi Petteni ha detto: “Da Malpensa vogliamo unirci a tutte le piazze italiane, ma anche a quelle piazze straniere dove tanti imprenditori, anche italiani, sono andati a delocalizzare creando nuovi schiavi. Questa nostra piazza è unita a tutte le piazze del mondo. È un primo maggio difficile, non c’è lavoro per tutti. Mancano 365 giorni a Expo. Ce lo presentano coi concerti, noi vogliamo passare una parte di questo primo giorno verso Expo al Carroponte, al pranzo con quelli che non ce la fanno più, che ogni giorno trovano un pasto caldo grazie alle mense della carità”.

E quindi il segretario regionale Uil Lombardia Antonio Albrizio, che ha sottolineato: “La situazione è difficilissima, i dati sull’occupazione sono drammatici, dobbiamo affermare con forza il valore del lavoro perché solo dal lavoro si può riprendere. Siamo a Malpensa perché in questo momento è il simbolo delle difficoltà del mondo lavoro e delle vertenze molto complicate e difficile da cui dipende futuro di molte persone. Per questo siamo qui e da qui vogliamo esprimere la massima vicinanza a tutti i lavoratori, a partire da quelli di Malpensa”.

Al termine della manifestazione i tre segretari generali hanno incontrato il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, per fare il punto della situazione su Malpensa e sui temi del lavoro. Nel corso dell’incontro il presidente si è impegnato a fare pressioni sul governo perché siano sbloccati i fondi per gli ammortizzatori sociali in deroga e a mettere a disposizione risorse per favorire l’occupazione giovanile in vista di Expo. Sindacati e Regione hanno inoltre condiviso le preoccupazioni dei sindacati sul ridimensionamento dello scalo varesino e hanno sottolineato la necessità di affrontare con grande equilibrio il ruolo di Linate e Malpensa.

A seguire, allo Spazio M.I.L. di Sesto San Giovanni (Area Carroponte), ha avuto luogo la seconda edizione del Pranzo solidale “POVERTÀ E ALIMENTAZIONE”.

I dati della disoccupazione in Lombardia

Anche nel mese di marzo 2014, i dati INPS rielaborati dal Dipartimento Politiche Contrattuali della CGIL Lombardia, confermano purtroppo che sul fronte occupazionale non ci sono i segnali sperati per l’uscita dalla crisi. Nella nostra regione si
registra una riduzione del tasso di attività, oltre al crollo dei consumi e delle attività commerciali.
Il nodo della Lombardia resta quello di creare lavoro e di riprogettare una struttura produttiva innovata e di qualità, senza la quale sarà tecnicamente impossibile creare le condizioni per la crescita e lo sviluppo del Paese, insieme all’occupazione. II dato preoccupante è che anche nei primi tre mesi del 2014 sono aumentate le richieste di ore di cassa  e dei licenziamenti rispetto allo stesso periodo del 2013. La crisi entra in una nuova fase e cambia volto. Si conferma la riduzione della cassa ordinaria, ma aumenta la straordinaria e la deroga, e contemporaneamente aumentano i licenziamenti con il ricorso all’ASPI e alla legge 223/91. E’ una fotografia del cambiamento dovuto alle tante chiusure di attività e di aziende e della riduzione del tessuto produttivo, in particolare nel comparto artigiano, nel commercio e nelle PMI, mentre l’aumento della cassa in deroga è la
conseguenza del fatto che tante aziende non possono più ricorrere alla cassa ordinaria o straordinaria. La cassa in deroga è uno strumento essenziale senza il quale si creerebbe una situazione difficile per la tenuta sociale, dal momento che molte aziende in
mancanza di questo ammortizzatore ricorrerebbero ai licenziamenti attraverso la 223 o l’Aspi. Anche per questo la cassa in deroga, in continuo aumento, deve essere rifinanziata dal Governo, almeno per tutto il 2014. Ad oggi questa copertura non esiste, e CGIL CISL UIL della Lombardia, con le loro categorie, hanno indetto per le prossime settimane una mobilitazione a sostegno della richiesta di copertura finanziaria”.

I DATI
La cassa: crescono straordinaria e deroga.
In sei anni 1.343.941.793 di ore. Complessivamente, nei primi tmesi di gennaio-marzo 2014, rispetto allo stesso periodo del 2103, si registra una crescita delle ore autorizzate di CIG dell’11,98% (72.565.722 ore), una riduzione della cassa ordinaria del 20,82% (22.675.614 ore) e un aumento della cassa straordinaria del 27,87% (37.082.424 ore), mentre, per le ragioni che sono state sottolineate, aumenta vistosamente la cassa in deroga dell’78,79% (12.807.684 ore).

Tutti i settori registrano tassi di crescita della cassa, ma i più colpiti sono:
estrazione minerali metalliferi e non (451,63%), commercio al minuto (183,34%), alimentari (172,21%), legno (133%), meccanica (112,43%), metallurgia (101,67%), abbigliamento (34%).
Le province più colpite, cioè quelle che si collocano al di sopra della linea regionale sono: Mantova (199,60%), Cremona (161,29%), Lodi (116,65%), Sondrio (40,90%), Brescia (21,31%), Milano (14,97%), Bergamo (13,56%).

Se invece consideriamo il numero equivalente delle ore in cassa integrazione per occupato, cioè il numero “aggiuntivo” di persone senza lavoro, troviamo: Varese al 13,60%, Lecco al 12,21%, Brescia all’11,83%, Mantova al 9,56%, Bergamo all’8,92%,
Como al 7,80%, Cremona al 7,43%, Pavia a 5,51%, Lodi al 5,21%, Milano al 4,17%, Sondrio al 3,45%. La media regionale si colloca a 7,43%.

I licenziamenti
I dati sui licenziamenti con la legge 223/91 sono preoccupanti ed evidenziano una fase nuova nella quale molte aziende sopra i 15 dipendenti, dopo aver ultimato il ricorso agli ammortizzatori sociali, o aver scelto di non ricorrere ancora alla cassa ordinaria e straordinaria, decidono di ricorrere alla mobilità, interrompendo il rapporto di lavoro con i propri dipendenti. Segno di una seria difficoltà a resistere dopo anni di contrazione della domanda interna, degli ordini e dei fatturati.
I licenziamenti nei mesi di gennaio-marzo 2014, cioè il ricorso all’indennità di mobilità attraverso la legge 223/91, segnano un aumento del 45,73% rispetto allo stesso periodo del 2013. Nei primi tre mesi i licenziati sono 7.785, 2.299 dei quali solo nel mese di febbraio. In quasi tutti i territori, esclusi quelli di Brescia, Lodi,  Monza-Brianza e Pavia, si registrano aumenti. Gli incrementi più corposi dei licenziamenti riguardano Sondrio (+3.466%), Varese (+180%), Bergamo (+95,29%), Como (+165%), Lecco (+86,87%), Mantova (+82,42%), Milano (2,37%). A questi licenziamenti si aggiungono nei primi due mesi (mancano i dati di marzo), le 35.291 domande di  ricorso all’ASPI, entrata a pieno regime quest’anno, che ingloba anche le indennità di disoccupazione ex legge 236/93, che riguardano le aziende sotto i 15 dipendenti.
“Rimarchiamo che in Lombardia assistiamo all’aumento della disoccupazione in ragione della costante e prolungata perdita di posti di lavoro, e di un aumento della precarietà e del lavoro a tempo determinato. Possiamo solo ribadire che la ricchezza del Paese è il frutto del suo sistema produttivo e della sua economia reale e che, per la CGIL e le sue categorie, il lavoro e la politica industriale rimangono al centro delle proposte e dell’azione rivendicativa nei confronti del Governo e della Regione.

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