Petizione dei dipendenti dei centri per L’impiego della Lombardia

I lavoratori dei CPI della Lombardia hanno lanciato un petizione per la difesa del servizio pubblico che ha già raccolto oltre 800 firme

19 Giugno 2018
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I lavoratori e le lavoratrici dei Centri per l’Impiego della Lombardia stanno affrontando in queste ore l’ennesimo attacco frutto delle miopi controriforme imposte dalla politica.

Gli operatori dei  Centri per l’Impiego con il loro lavoro hanno posto un argine a quel malessere che, sempre di più in questi 10 anni di crisi, ha colpito le classi sociali più deboli e svantaggiate (licenziati, disoccupati, cassa integrati, disabili, esodati, etc), in assenza di qualsiasi riconoscimento e, di contro, soffrendo molte difficoltà organizzative, a partire dalla precarietà ed insufficienza degli organici e delle risorse strumentali a disposizione. Con salari bloccati da anni, nessun incentivo e colleghi in servizio tramite appalti o società interinali, indispensabili per il funzionamento dei servizi, ma che non hanno potuto nemmeno immaginarsi un futuro lavorativo stabile ed hanno sofferto anche i continui tagli alle finanze delle Province.

I lavoratori dei Centri per l’Impiego con la legge 56/2014 (riforma Del Rio) sono stati considerati  “sovrannumerari” sul famigerato portale, senza però nessuna possibilità di avere opzioni per le mobilità verso altri enti, tutto ciò è accaduto mentre entrava in vigore il “Jobs Act”, la legge che ha aggravato il carico degli adempimenti in carico ai servizi per l’impiego. 

Una strategia perversa quella sofferta da questi servizi strategici, praticata con l’obiettivo di un loro progressivo indebolimento, anche agli occhi dell’utenza, per rendere “digeribile” un sempre più ampia e massiccia privatizzazione.

La legge 205/2017, Bilancio di  previsione dello Stato per l’anno finanziario 2018, ha previsto il trasferimento delle funzioni e del personale dei Centri per l’Impiego alle Regioni e Province Autonome dal 1 gennaio 2018 e ha dato tempo fino al 30 di giugno (fase transitoria) per gestire il passaggio. Le Regioni si sono mosse in tal senso scegliendo di assumersi direttamente in capo funzione e dipendenti oppure per il tramite di Agenzie Regionali già esistenti alla data del 31.12.2017.

Regione Lombardia, unica in Italia, interviene con un disegno di legge, che verrà portato in Consiglio per l’approvazione il prossimo 26 giugno, che disattende le disposizioni dello Stato, tiene per sé il ruolo di regia e programmazione mentre delega le funzioni gestionali relative ai procedimenti amministrativi connessi alla gestione dei Centri per l’Impiego alle Province e alla Città Metropolitana, lasciando il personale nei ruoli delle stesse.

Le conseguenze di questa scelta sono dirimenti nei confronti del personale e dei servizi erogati dai CPI:

– Il personale resterebbe inserito sul portale nazionale quale personale soprannumerario, non essendo una funzione fondamentale per le Province;

– Il personale a tempo determinato non potrebbe essere stabilizzato e condividerebbe la situazione di precarietà dei lavoratori precari delle Province;

– I vincoli delle Province in materia di assunzione non consentirebbero il potenziamento del personale dei CPI, oggetto di specifici finanziamenti nazionali, e nemmeno la sostituzione nei casi di maternità, aspettativa o malattia di lunga durata;

– Vengono soppressi gli organismi di rappresentanza territoriale provinciale che definivano le linee di intervento dei servizi per il lavoro sulla base dei bisogni rilevati nei territori;

– Regione, in virtù del suo ruolo di regia, può intervenire sul numero e sulla collocazione dei Centri per l’Impiego, con relativo spostamento del personale;

– Non potranno essere garantiti i servizi attualmente offerti dai Centri per l’Impiego, con impatti negativi nei confronti dell’utenza.

I lavoratori dei Centri per l’Impiego sono a conoscenza della campagna negativa e strumentale a livello nazionale nei propri confronti e della scarsa informazione sulla qualità e sui risultati dei servizi erogati, nonostante l’impegno profuso sia nel luogo di lavoro sia nel tempo libero con un aggiornamento continuo, e solo grazie al loro impegno quotidiano, si è riusciti a salvare un importante servizio pubblico, la carenza di personale e di risorse per le spese di gestione non hanno impedito l’erogazione di servizi di qualità vicini ai cittadini, ma questa riforma decreterebbe la fine dei servizi pubblici per l’impiego.

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