Alle 10.15 sarà inaugurata la mostra dedicata ad Antonia Campi, designer di altissima levatura che ebbe modo di operare per la SCI di Laveno. All’interno dello spazio espositivo di Clip saranno esposti oggetti di arredo bagno progettati tra il 1950 e il 1970, la cui linea profondamente elegante e originale, tende a tracciare una storia sintetica del design in questo settore e a dimostrare il perfetto connubio tra creatività e aspetto sociale-economico-industriale. Inoltre, accanto a questi oggetti – al fine di documentare ulteriormente l’opera dell’artista – verranno esposte anche alcune realizzazioni della linea “Free”, informale, che tanto successo riscosse negli anni ’50.
All’inaugurazione sarà presente la dott.ssa Spirito, conservatrice del Museo delle ceramiche di Cerro e il sig. Enrico Brugnoni, esperto studioso della storia della ceramica varesina.
La mostra scaturisce da un lavoro di gruppo nel quale hanno alcuni docenti del Liceo Artistico: Federica Bellorini, Alberto Bertoni e Gabriele Scazzosi con la collaborazione di Enrico Brugnoni.
Alle ore 11.30 si inaugura la prima mostra del nuovo progetto the hole con l’installazione “MADREPORA” dell’artista e designer Youngju Oh. The hole è un piccolo luogo, ricavato dalla fossa d’ispezione di una ex officina, all’interno del NONMUSEO lo spazio espositivo che conserva la collezione del Liceo Artistico Angelo Frattini di Varese.
The hole è un fazzoletto rettangolare, un taglio nel suolo, una fessura dentro cui guardare dall’alto, da un punto di vista diverso: il punto di vista dell’osservatore è elemento determinante nel ricomporre il senso dell’opera installata. È uno spazio pensato per progetti site specific o nei quali l’artista deve rimettere in gioco e reinventare la collocazione di sue opere d’archivio, per confrontarsi con una visione dall’alto e quindi con uno sguardo inedito del proprio lavoro. In questo contesto l’artista coreana colloca una costellazione di fluttuanti pianeti di carta, ribaltando la loro originaria ubicazione, per rotolare alla deriva nel luogo più profondo del suolo. In questo luogo particolare l’opera di Youngju Oh, riconfigurata per l’occasione, ricodifica il proprio significato. Le forme leggere di carta piegata si ricompongono in un insieme brulicante di presenze. Materiali naturali, carta, poche struttura rigide che sostengono, come scheletri, una grande superficie frastagliata, frattale, che scambia con l’ambiente, ben protetta all’interno del buco, come sta una madrepora nel profondo del mare.
La mostra di Youngju Oh è a cura di Elena Ceci.