Il sindaco e la giunta di Gallarate hanno tentato di cancellare il 25 aprile. Gli usuali interventi dell’amministrazione e dell’ANPI non si terranno come al solito al termine del corteo, in largo Camussi, davanti al monumento dedicato alla Resistenza. Si dovranno tenere al cimitero, di nascosto dalla città, ai margini. E il più in fretta possibile.
Abbiamo immaginato cosa avrebbe potuto dire un partigiano oggi, di fronte al tentativo di cancellare la storia, di cercare di dimenticare quanto accaduto.
Abbiamo lasciato la “sua” lettera nelle case di largo Camussi, dove, fino all’anno scorso, si tenevano gli interventi. Perché Gallarate non dimentichi, nonostante le imposizioni del sindaco.
Perché il tentativo del sindaco di segregare la democrazia non può che essere contrastato. Neppure al cimitero, riuscirà a seppellire il 25 aprile.
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Cara e caro gallaratese,
mi chiamo Angelo Pegoraro, ho vent’anni dal 1945, dal momento in cui sono stato ammazzato per mano fascista sulla porta di casa di mia mamma, nella via che oggi porta il mio nome.
Con un’emozione che solo un partigiano può avere, vi aspetto ogni 25 aprile in largo Camussi per sentire le vostre parole, quelle dei ragazzi delle scuole e delle istituzioni. A volte le parole che mi arrivano non sono quelle che vorrei, ma voi le potete dire in libertà e tanto basta.
Avrei fatto a meno del nome di battaglia Falco, della lotta partigiana, di avere una via intitolata. Ma io, come tanti della mia generazione, ho fatto la mia parte per quel che si doveva fare.
E voi?
Mai mi sarei aspettato che Gallarate dovesse subire una revisione della nostra festa: quest’anno, assieme al Venegoni, allo Zaro e a tutti i partigiani gallaratesi morti non certo invano, vi guarderemo dall’alto solo sfilare in largo Camussi, con gli interventi relegati al cimitero, per dare meno fastidio.
Come se la democrazia, la libertà, la dignità fossero scontate, quando invece c’è chi ha combattuto per conquistarle.
Ripenso a tutta la mia breve vita e ai sogni che ho sempre avuto e mai realizzato. Ma sono convinto di ciò che ho fatto e che, anche oggi, rifarei.
Anche se ho perso la vita.
E’ vero: la morte ci rende tutti uguali. Come abbiamo imparato in montagna, i fascisti si combattono da vivi.
Cantante, ballate, abbracciatevi e godete il 25 aprile senza restrizioni, questo è il mio unico testamento, la mia unica volontà.
E se dovesse piovigginare, come spesso accade, sarà comunque un giorno di sole.
Angelo Pegoraro detto “Falco”
morto nel 1945, vivo per sempre