Ikea restituisce il sostegno del governo ricevuto per il Covid

Il gruppo svedese ha comunicato la decisione di restituire gli aiuti ricevuti in Belgio, Croazia, Repubblica Ceca, Irlanda, Portogallo, Romania, Serbia, Spagna e Stati Uniti

22 Giugno 2020
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“Ikea è in contatto con i governi di nove paesi per restituire gli aiuti governativi che abbiamo ricevuto per coprire gli stipendi dei colleghi durante il culmine della pandemia”, ha detto ad AFP un portavoce di Ingka Group, che gestisce la maggior parte delle operazioni di vendita al dettaglio di Ikea.

Il colosso svedese ha così annunciato di aver sospeso “la procedura di accesso ai fondi per la Cassa Integrazione, inizialmente richiesti” per far fronte al lockdown. Niente più sussidi pubblici dunque, la multinazionale del mobile ha deciso di fare da sola ‘rischiando’ di tasca propria.

Nei mesi di marzo e aprile, nel pieno dell’emergenza sanitaria, il 90% dei negozi Ikea nel mondo aveva dovuto chiudere e il gruppo svedese dei mobili aveva ricevuto dal governo un sostegno finanziario per pagare gli stipendi ai lavoratori. Per i dipendenti che non hanno ricevuto la piena retribuzione nei due mesi di emergenza, Ikea si è impegnata a colmare il deficit affinché tutti i suoi collaboratori ottengano la busta paga completa.

Insomma, stop agli aiuti pubblici. “Come Ikea Italia siamo molto grati per il supporto fornito alle aziende durante questo periodo” spiega l’azienda aggiungendo che “nei casi in cui i nostri co-worker in cassa integrazione non abbiano ricevuto la piena retribuzione negli scorsi mesi ci impegniamo a coprire retroattivamente la differenza. Se alcuni dei nostri co-worker non dovessero essere in grado di tornare al lavoro, Ikea continuerà a garantire loro l’intera retribuzione, fino al loro completo rientro”.

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