La mostra dell’artista varesino Antonio Pedretti è stata organizzata dall’Associazione Amici del Chiostro di Voltorre e sarà visitabile fino al 30 giugno. All’inaugurazione sarà presente Vittorio Sgarbi.
L’Associazione Amici del Chiostro di Voltorre presieduta da Silvana Alberio, e la direzione artistica di Piero Lotti sono lieti di presentare dal titolo La naturalità come processo mentale.
La mostra, patrocinata dalla Provincia di Varese e dal Comune di Gavirate e con il sostegno di UBI-Banca Popolare di Bergamo e del Distretto Due Laghi, è ospitata nel suggestivo Chiostro di Voltorre, edificio risalente al XII secolo, le cui fondamenta poggiano su rovine databili al V e VI sec. d.C.
Le opere di Antonio Pedretti, sono state ammirate in tutto il mondo ed esposte nei musei più importanti del Sud America e d’Europa. Nel 2011 è invitato alla 54° Biennale Internazionale d’Arte di Venezia, dove espone alle Corderie dell’Arsenale nel Padiglione Italia. Artista varesino dal profilo internazionale, Antonio Pedretti riparte dal Chiostro di Voltorre con un progetto che lo porterà, nel prossimo anno, a proporre il suo lavoro a Milano, Parigi, Kyoto, Osaka e New York.
Nell’arte di Pedretti c’è tutta la sintesi del paesaggio degli ultimi due secoli di storia dell’arte sud europea, ma in versione personale e contemporanea; egli, attraverso la tecnica informale, riesce a esprimere la figurazione paesaggistica e a trasmettere le emozioni che scaturiscono nel guardare luoghi cari.
La mostra propone una selezione di lavori di grande formato, la maggior parte inediti, realizzati appositamente per l’occasione. Alcuni fanno parte del ciclo dei Bianchi lombardi, ove ciascuna opera trasmette sensazioni ed emozioni differenti: dalla forza dirompente della tempesta alla calma nevicata, dalla rigenerazione della natura dopo il disgelo alla somma copertura dell’inverno. Altri testimoniano, da angolazioni particolari, quello che la natura genera ogni giorno da millenni tra i margini del lago. Nella natura Antonio Pedretti vede la quintessenza della vita: per l’artista è un’entità che opera lentamente come l’acqua ferma della palude, ma talvolta interviene con impeto, forza e guizzo e si presenta a noi per ricordarci che siamo tutti suoi figli.
Vittorio Sgarbi conclude così il testo critico pubblicato sul catalogo della mostra:
E’ troppo, d’altronde, l’appagamento psicologico che ogni volta Pedretti ricava dai suoi riti pittorici, congegnati per essere sistematici, quindi inevitabilmente ripetitivi, ma capaci di conseguire esiti, in termini emotivi e di valore formale, ogni volta diversi, per potersi occupare più di tanto della conversione altrui. Peggio per chi non gli dà retta. Non sa davvero cosa si perde, chi non lo segue nelle sue silenziose perlustrazioni, assorte a gustare l’impalpabile, sfolgorante magia di ciò che ci circonda, retaggio di un senso dell’eternità che ancora sopravvive, nascondendosi gelosamente fra i meandri dell’ordinario contemporaneo, in luoghi che, più che a qualunque apparenza, più che a qualunque geografia effettiva, appartengono allo spirito, il grande spirito della natura. Ma il lago salvifico é sempre lì, a disposizione di noi tutti. Basta volerci andare.