Come annunciato in precedenza dalla curatrice Christine Macel la logica seguita nella preparazione di questa Biennale è stata quella di porre al centro la figura dell'artista. Questa volontà è indubbiamente visibile nella mostra internazionale visibile nel Padiglione Centrale dei Giardini, divisa in due sezioni il Padiglione degli Artisti e dei Libri e il Padiglione delle Gioie e delle Paure. Tra gli artisti internazionali più conosciuti e presenti in questa sezione vi sono Olafur Eliasson con un workshop permanente che ha tra i protagonisti alcuni richiedenti asilo, Kiki Smith alla quale è dedicata un'intera stanza - senza dubbio una delle meglio allestite ed equilibrate della mostra - e Philippe Parreno. La mostra internazionale si conclude alle Corderie dell'Arsenale con le restanti sette sezioni, che però deludono alquanto - dando talvolta al visitatore l'impressione di trovarsi in una fiera. Questi trans-padiglioni non riescono a catturare il visitatore e ad assolvere quel ruolo di passaggio da una condizione a un’altra - dall’interiorità all’infinito - che era uno degli obiettivi della curatrice Macel, nonostante siano presenti alcune opere di grandi artisti, come Maria Lai
.
Per quanto riguarda i padiglioni nazionali presenti ai Giardini tra i più notevoli ci sono: quello della Germania che presenta la performance malinconica e intensissima dell’artista Anne Imhof – vincitrice del Leone d’oro 2017 -; quello francese, trasformato dall’artista Xavier Veilha in una sala di registrazione; quello svizzero, che omaggia Alberto Giacometti attraverso le opere di Carol Bove e del duo artistico Hubbard-Bircheler; e quello austriaco con le divertenti sculture da un minuto di Wurm.
All’Arsenale, invece, tra i migliori padiglioni nazionali spiccano quello della Nuova Zelanda con il video dell’artista Lisa Reihana e quello della Georgia con l’opera installativa di Vajiko Chachkhiani. Una menzione particolare deve essere riservata al Padiglione Italia curato da Cecilia Alemani e intitolato Il mondo Magico, che convince e risulta essere uno dei più riusciti della Biennale, soprattutto grazie alle strepitose opere di Cuoghi e Calò.
Infine, uno dei padiglioni assolutamente imperdibili – ma che non si trova nè all’interno dei Giardini nè dell’Arsenale, bensì in città a pochi passi dalla Basilica di San Marco – è quello di Taiwan, interamente dedicato all’artista Tehching Hsieh e alle cinque incredibili performance, della durata di un anno ciascuna, che egli realizzò tra gli anni settanta e ottanta.
La 57° Esposizione Internazionale d’Arte sarà visitabile fino al 26 novembre 2017.
Valentina Petter
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