Busto Arsizio, Nerone duemila anni di calunnie

Venerdì 21 novembre alle 21.00 al Teatro Sociale lo spettacolo di Edoardo Sylos Labini che rivaluta la figura dell’imperatore romano

21 Novembre 2014
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nerone

Andrà in scena questa sera con replica sabato mattina per le scuole e il 22 novembre lo spettacolo Nerone, duemila anni di calunnie, nato da un’idea di Pietrangelo Buttafuoco, e liberamente ispirato all’omonimo saggio di Massimo Fini. La drammaturgia è del giornalista bustocco Angelo Crespi.

Così Angelo Crespi nel corso della presentazione: “Lo spettacolo rivaluta Nerone in base alla storiografia recente, è certamente un folle costretto ad accettare un destino che non voleva. In scena ci saranno venti attori, non mancheranno battute, soprattutto nella prima parte, e accenni all’attualità politica”.

Anche il sindaco Farioli sottolinea che il parallelismo con la realtà è palese in tutto lo spettacolo, che è anche provocatorio: “può essere apprezzato da diverse tipologie di pubblico, dagli storici ai politici, agli studenti, che potranno riflettere sui concetti che emergono più volte nel corso della rappresentazione, come democrazia, rappresentanza, casta, liberismo, populismo”.

Edoardo Sylos Labini sottolinea come Nerone sia un personaggio molto contemporaneo: “potrebbe essere Berlusconi o Renzi, lo spettacolo, ambientato in un’epoca indefinita, è una metafora sul potere in occidente, e risponde alla precisa linea editoriale di rivalutare personaggi della storia che hanno subito pregiudizi ideologici, come D’Annunzio, Balbo e Marinetti”

La trama

Sullo sfondo di una Roma bruciata da un incendio, di cui Nerone sarà ingiustamente accusato di essere il mandante, lo spettacolo tenterà di svelare chi era davvero questo controverso imperatore, rispondendo ad alcuni quesiti ancora oggi irrisolti. Nerone era davvero quel pazzo megalomane precursore antesignano della moderna politica dello spettacolo? Da dove arrivava quel malore esistenziale che lo spingeva a primeggiare su tutti? A chi voleva piacere quando cantava o recitava i versi in greco? Cosa c’era dietro al consiglio del suo precettore Seneca, o all’ossessiva presenza della madre Agrippina?

La scena si apre tra i marmi della Domus Aurea dove Nerone, tormentato dal fantasma della madre, rivive le presenze più importanti della sua vita.

Una tempesta di sentimenti, passioni, intrighi, paure e riflessioni tragiche, dall’avvincente amore per la bellissima e ambiziosa Poppea all’allucinazione del matricidio, fino ai dissapori con la classe patrizia e politica, dapprima adorante e compiacente, poi golpista e sanguinaria. Un avvincente contrasto tra un ambiente pubblico della corte neroniana tra feste, ricevimenti e musiche frenetiche scandite da un mimo-DJ e un coro di giovani artisti e musicisti, e uno privato dove, nel buio, nascono complotti di senatori preoccupati per la loro sorte e per quella dell’impero, e inconfessabili segreti da nascondere sotto le lenzuola. Intrighi politici del passato che sembrano ripercorrere vicende moderne ed attuali.

In scena con Nerone, interpretato da Edoardo Sylos Labini, Sebastiano Tringali (Seneca), Dajana Roncione (Poppea), Giancarlo Condè (Fenio Rufo), Gualtiero Scola (Otone) e con la partecipazione di Fiorella Rubino nel ruolo di Agrippina.

Il DJ e mimo Paul Vallery, autore delle musiche originali, insieme alla corte, interpretata dagli allievi attori di Adiacademy (la prima Accademia professionale d’Arte Drammatica di Monza), farà invece rivivere le sonorità e le stravaganti atmosfere della Domus Aurea.

L’allestimento e i costumi sono invece affidati all’estro di Marta Crisolini Malatesta, il disegno luci è curato da Pietro Sperduti.

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