Anche gli scienziati dell’Insubria aderiscono all’appello mondiale sui cambiamenti climatici

Al monito lanciato dagli 11mila scienziati, si sono uniti 261 italiani, tra i quali ci sono anche due docenti insubri: Bruno Cerabolini e Gianluca Tettamanti

28 Novembre 2019
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«Gli scienziati hanno l’obbligo morale di avvertire l’umanità di qualsiasi minaccia catastrofica e di “dirlo così com’è”. Sulla base di questo obbligo, dichiariamo, con oltre 11mila scienziati firmatari provenienti da tutto il mondo, chiaramente e inequivocabilmente che il pianeta Terra sta affrontando un’emergenza climatica.»

Questo è un estratto del documento pubblicato su Bioscience, che ricorda l’esordio del monito sui cambiamenti climatici e riporta l’attenzione sulla necessità di un cambiamento.

L’intento è quello di fornire informazioni utili a cittadini, politici, imprenditori e a coloro che lavorano per attuare l’accordo sul clima di Parigi, gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite e i 20 obiettivi di Aichi per la biodiversità.

Al monito lanciato dagli 11mila scienziati, si sono uniti 261 italiani, tra i quali ci sono anche due docenti insubri: Bruno Cerabolini e Gianluca Tettamanti.

Bruno Cerabolini, ospite di Radio Missione Francescana giovedì 28 novembre proprio per un’approfondita intervista su questo tema, spiega: «Purtroppo si sta diffondendo sempre più il modello economico e alimentare dell’occidente, responsabile dei fattori che hanno portato all’attuale crisi climatica. Ora è fondamentale un cambiamento di politiche che contengano il mercato della carne, ma più in generale, i comportamenti che incidono sulle emissioni di gas serra. Questo è possibile maturando consapevolezza sul tema e sui propri consumi, a livello sia individuale che politico-sociale».

Esattamente 40 anni fa a Ginevra, gli scienziati di 50 nazioni si incontrarono alla prima conferenza mondiale sul clima. Da allora, diversi sono stati gli allarmi lanciati: il vertice di Rio del 1992, il protocollo di Kyoto del 1997 e l’accordo di Parigi del 2015, nonché decine di altre assemblee mondiali e avvertimenti espliciti da parte degli scienziati riguardo insufficienti progressi (Ripple et al. 2017).

Tuttavia, le emissioni di gas serra (GHG) sono ancora in rapido aumento ed è necessario un immediato cambiamento per conservare la nostra biosfera. Gli scienziati intendono quindi fornire degli indicatori che evidenzino gli effetti delle attività umane sulle emissioni di gas a effetto serra e i loro conseguenti impatti sul clima e dimostrano che i paesi più ricchi sono i principali responsabili delle emissioni storiche di GHG.

I principali elementi di impatto sono l’aumento della popolazione umana e dell’allevamento del bestiame, ovvero la produzione di carne pro capite, la perdita globale di copertura arborea, il consumo di combustibili fossili e gli spostamenti delle persone.

Segni incoraggianti includono la diminuzione del tasso di natalità, anche se solo negli ultimi vent’anni, e la decelerazione della perdita di foreste nell’Amazzonia brasiliana, (tornata però ad aumentare quest’anno), il seppur moderato aumento del consumo di energia solare ed eolica e il disinvestimento in combustibili fossili.

La crisi climatica è arrivata e sta accelerando più rapidamente di quanto molti scienziati si aspettassero. È più grave del previsto e minaccia gli ecosistemi naturali e il destino dell’umanità (IPCC 2019).
Questi sono i sei suggerimenti degli scienziati per ridurre gli effetti peggiori del cambiamento climatico:

Energia
Occorre attuare buone pratiche di efficienza energetica, sostituire i combustibili fossili con fonti rinnovabili a basse emissioni di carbonio e altre fonti di energia più pulite e sicure, conservare nel tempo le rimanenti scorte di combustibili fossili e perseguire con attenzione le emissioni negative. I paesi più ricchi devono sostenere le nazioni più povere nel passaggio dai combustibili fossili.

Inquinanti di breve durata
Dobbiamo ridurre prontamente le emissioni di inquinanti climatici di breve durata, tra cui metano, carbone e idrofluorocarburi. Ciò potrebbe rallentare i cicli di feedback sul clima e potenzialmente ridurre la tendenza al riscaldamento a breve termine di oltre il 50% nei prossimi decenni, salvando milioni di vite e aumentando i raccolti a causa della riduzione dell’inquinamento atmosferico (Shindell et al. 2017).

Natura
Dobbiamo proteggere e ripristinare gli ecosistemi terrestri e la biodiversità. Fitoplancton, barriere coralline, foreste, savane, praterie, zone umide, torbiere, terreni, mangrovie ed erbe marine contribuiscono notevolmente al sequestro della CO2 atmosferica. Le piante marine e terrestri, gli animali e i microrganismi svolgono un ruolo significativo nel ciclo e nello stoccaggio del carbonio e dei nutrienti. Con queste soluzioni climatiche naturali potrebbero essere ottenute fino a un terzo delle riduzioni delle emissioni necessarie entro il 2030 per l’accordo di Parigi (meno di 2°C). (Griscom et al. 2017).

Cibo
Mangiare cibi prevalentemente vegetali, riducendo il consumo globale di prodotti di origine animale, in particolare il bestiame bovino e ovi-caprino (Ripple et al. 2014), può migliorare la salute umana e ridurre significativamente le emissioni di GHG. Inoltre, ciò consentirà di rendere disponibili più campi per la coltivazione di alimenti vegetali. Le pratiche di coltivazione come la lavorazione minima che aumentano il carbonio nel suolo sono di vitale importanza. Dobbiamo infine ridurre drasticamente l’enorme quantità di rifiuti alimentari nel mondo.

Economia
L’eccessiva estrazione di materie prime e l’eccessivo sfruttamento degli ecosistemi devono essere rapidamente ridotti per mantenere la sostenibilità a lungo termine della biosfera. Abbiamo bisogno di un’economia e senza emissioni di carbonio che affronti esplicitamente la dipendenza umana dalla biosfera. I nostri obiettivi devono spostarsi dalla crescita del PIL e dalla ricerca della ricchezza per sostenere gli ecosistemi e migliorare il benessere umano dando la priorità ai bisogni di base e riducendo la disuguaglianza.

Popolazione
In aumento di circa 80 milioni di persone all’anno, o più di 200.000 al giorno, la popolazione mondiale deve essere stabilizzata e, idealmente, gradualmente ridotta. Esistono politiche comprovate ed efficaci che rafforzano i diritti umani riducendo al contempo le nascite e gli effetti della crescita della popolazione, rendendo la pianificazione familiare disponibile a tutte le persone, raggiungendo così la piena equità di genere, inclusa l’istruzione primaria e secondaria come norma globale per tutti, in particolare per ragazze e giovani donne (Bongaarts e O’Neill 2018).

Conclusioni
Mitigare i cambiamenti climatici comporta importanti trasformazioni nel modo in cui la nostra società globale funziona e interagisce con gli ecosistemi naturali.
Siamo incoraggiati da una recente ondata di preoccupazione e, come Alleanza di scienziati mondiali, siamo pronti ad assistere i decisori in una giusta transizione verso un futuro sostenibile ed equo.

La buona notizia è che tale trasformazione, con giustizia sociale ed economica per tutti, promette un benessere umano molto più grande di quanto non facciano “gli affari come al solito” (business as usual), se i decisori e tutta l’umanità risponderanno prontamente a questo avvertimento e agiranno per sostenere la vita sul pianeta Terra, la nostra unica casa.

 

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