
Durissimo attacco contro la decisione dell’ingresso a pagamento al Duomo di Milano da parte del prete milanese don Sergio Massironi.
Il suo sfogo è stato affidato alle pagine del blog A Misura D’uomo dove è nata la polemica relativa all’ingresso a pagamento presso il Duomo di Milano; il post è stato intitolato Il Duomo Ucciso.
Le sue parole.
“Il nostro Duomo è entrato nel circolo del consumismo turistico globalizzato è divenuto un oggetto oleografico, le cui vetrate vengono illuminate la sera dall’interno, attraverso dispendiosi e invasivi fari led appesi alle volte, per contribuire a un pittoresco passeggio serale in centro. Esiste una teologia della grazia, che chiede piuttosto di entrare nella cattedrale di giorno per essere avvolti della magia della luce e dei colori, diventando parte della storia narrata. Dal 2015, invece, di giorno si paga per entrare, data la scarsità di fondi che ne minaccia il mantenimento; di notte gli sponsor non badano a spese, pur di offrire all’esterno un grazioso spettacolo. Perché non chiedere a questi mecenati di intervenire a consentire il libero ingresso diurno di tutti? Perché non rendere ogni terza domenica di ottobre, festa della Dedicazione, cornice di una grande e popolare raccolta fondi per il Duomo, che coinvolga tutti gli strati di una società civile vivace e ancora significativamente ‘ambrosiana’?”.
Prosegue poi sottolineando come oggi il Duomo sia diventato quasi più un simbolo economico che religioso e simbolico.
“In tempi di nuova evangelizzazione, in cui Francesco, come i suoi predecessori, parla instancabilmente di missione, di accoglienza e di ospitalità, un’improvvida scelta ha mutato il Duomo in un museo si è ceduto alle ragioni economiche a discapito di quelle religiose e simboliche, trasformando quella che era una cattedrale viva, sempre abitata da persone alla ricerca di riposo, di contemplazione e di bellezza, in un gettonatissimo ‘monumento’. Per di più in maniera bugiarda annunciando che il biglietto sarebbe durato solo per il periodo di Expo, come se ci si potesse giocare impunemente della buona fede e della memoria dei milanesi”.