
L’attrice Laura Antonelli. L’attrice è morta questa mattina, lunedì 22 giugno, nella usa casa di Ladispoli, comune a 37 chilometri da Roma.
Sulle cause della morte si attende l’autopsia, ma sarebbe stato un infarto. A novembre avrebbe compiuto 74 anni.
L’allarme è stato dato dalla donna delle pulizie, che l’ha trovata per terra attorno alle 8.30.
Secondo le sue ultime volontà, sono stati contattati il fratello Claudio, uno dei parroci di Ladispoli, e gli attori Lino Banfi e Claudia Koll. Gli ultimi suoi veri amici.
Volto indimenticabili dei film degli anni ’70 e ’80, Laura Antonelli, nome d’arte di Laura Antonaz, è nata a Pola il 28 novembre 1941.
Insieme alle attrici Femi Benussi, Alida Valli e Sylva Koscina fu una delle componenti del gruppo definito “delle bellissime quattro” dalmato-istriane. Profuga durante l’esodo istriano in seguito alla sconfitta italiana nella Seconda guerra mondiale e alla conseguente perdita dell’Istria, la Antonelli si trasferì con la famiglia a Napoli dove, dopo aver frequentato le scuole superiori, si diplomò presso l’Istituto Superiore Pareggiato di Educazione Fisica.
Trasferitasi a Roma fu insegnante di Educazione fisica prima di approdare all’attività di attrice.
Dopo aver girato alcuni Caroselli per la Coca Cola e posato per numerosi fotoromanzi diffusi anche all’estero, la Antonelli esordì nel cinema con piccoli ruoli in vari film, a cominciare da Il magnifico cornuto di Antonio Pietrangeli del 1964 e Le sedicenni di Luigi Petrini del 1965.
La prima parte recitativa importante le venne offerta nel 1969 dal regista Massimo Dallamano che la selezionò come protagonista di Venere in pelliccia, film ispirato al romanzo di Leopold von Sacher-Masoch, ma l’occasione sfumò per via dell’applicazione di una severa censura che bloccò l’uscita del film, che verrò poi riproposto sei anni più tardi con il titolo Le malizie di Venere.[2]
La vera popolarità venne nel 1971 quando la Antonelli raggiunse una certa notorietà recitando nel film Il merlo maschio, il primo di molti film erotici in cui l’attrice lavorò, interpretato al fianco di Lando Buzzanca e diretto da Pasquale Festa Campanile.
Il successo arriva nel 1973 con “Malizia”. Che la eleva come “icona sexy” nell’immaginario collettivo italiano.
“Sono bassina, un po’ tondetta e ho le gambe piuttosto corte: chissà perché piaccio?” è stata la sua risposta ironica al successo.
Il successo e la fama vengono inficiati dall’uso di droghe e da un’operazione chirurgica non riuscita che le deteriora i lineamenti.
Nella notte del 27 aprile 1991, quando nella sua villa di Cerveteri vengono trovati 36 grammi di cocaina, l’attrice è arrestata dai carabinieri della locale stazione e associata alla casa circondariale di Rebibbia (Roma), dove però resta solo qualche giorno, a seguito della concessione degli arresti domiciliari. È condannata in primo grado a tre anni e sei mesi di carcere per spaccio di stupefacenti.
Nove anni dopo, nel 2000, è invece assolta dalla Corte d’appello di Roma, che la riconosce consumatrice abituale di stupefacenti, ma non spacciatrice. La legge italiana sulla droga è nel frattempo cambiata e l’assunzione di sostanze stupefacenti per uso personale, entro i limiti stabiliti dalla legge, non è più considerata reato. Ciò determina il proscioglimento di Laura Antonelli dalle accuse formulate nei suoi confronti e la non punibilità per i reati a lei ascritti.
Nel 2013 il cantante Simone Cristicchi le dedica una canzone chiamata per l’appunto Laura che sta a sottolineare la sua vita dimenticata.
Il 3 giugno 2010 l’attore Lino Banfi lanciò un appello dalle pagine del Corriere della Sera all’allora presidente del consiglio Silvio Berlusconi e al ministro per i Beni e le Attività Culturali Sandro Bondi, in cui chiedeva sostegno economico per la Antonelli che si trovava in una situazione di sofferenza economica. Sebbene il Ministro avesse accolto la richiesta auspicando l’applicazione della legge Bacchelli a sostegno degli artisti, l’attrice aveva fatto sapere di preferire di non essere aiutata e di essere invece dimenticata.