Ue, arriva finalmente la legge sul “Made in”

Il Parlamento europeo introduce la norma che obbliga a riportare l’origine sui prodotti di consumo. L’Unione degli industriali di Varese esulta

07 Maggio 2014
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L’Europa vara la norma per difendere il “Made in”. Ovvero, che impone la pubblicazione per i prodotti di consumo del luogo di origine.

“È la notizia che attendevamo da anni” ha commentato Giovanni Brugnoli, presidente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese, la notizia dell’approvazione, da parte del Parlamento Europeo, della norma. L’occasione è stata l’ultima riunione della giunta dell’associazione imprenditoriale, che da sempre si batte per la necessità di prevedere un meccanismo a tutela delle produzioni italiane.

“L’abbiamo sempre considerato un elemento fondamentale se si vuole puntare alla crescita e al rilancio del manifatturiero, in Italia come in Europa – ha detto – e prima della seduta parlamentare nella quale era stato posto questo tema all’ordine del giorno, avevamo inviato una lettera a tutti i parlamentari europei eletti nel nostro collegio elettorale nella quale avevamo auspicato quella unità di intenti che si è poi per fortuna verificata“.

“Certo se la decisione fosse giunta anni fa, ci saremmo probabilmente risparmiati qualche buona dose di crisi. Per questo, e anche per altri motivi, occorre avviare una meditazione profonda sui meccanismi di decisione dentro l’Unione Europea e, prima ancora, sulle ragioni che giustificano oggi l’esistenza dell’Unione medesima. Si deve passare da una fase in cui i singoli paesi hanno potuto ancora far emergere i propri interessi nazionali, pur legittimi, ad un’altra in cui si debba cercare di far prevalere un minimo comune denominatore avendo come obiettivo la crescita di tutti”.

La decisione è stata alquanto tormentata per la contrarietà di almeno la metà dei Paesi aderenti al’Unione Europea. Poi l’orientamento negativo è mutato “perché ci si è resi conto della necessità di tornare a valorizzare il manifatturiero, dopo le difficoltà che hanno avuto inizio con la crisi internazionale della finanza nell’autunno 2008. Ma la battaglia non è ancora del tutto vinta: occorre ora che, dopo il sì del Parlamento, nel Consiglio Europeo si riesca a raggiungere rapidamente una convergenza in tempi brevi sulle norme attuative, in vista anche del semestre di Presidenza italiana dell’Unione Europea”.

L’incontro della Giunta è stato come sempre l’occasione per fare il punto sull’andamento dell’attività produttiva locale. “I segnali di ripresa – ha detto il presidente Brugnoli – si stanno, uno dopo l’altro, confermando, anche se al rallentatore. Prosegue in maniera soddisfacente l’attività legata all’export, mentre restano al palo consumi e lavoro”.
Il tema dei consumi interni e quello dell’occupazionale rimangono quelli fortemente critici. A questo proposito, il Governo ha a disposizione 1,5 miliardi di fondi comunitari per attuare il progetto per la formazione di giovani tra 24 e 29 anni. Un’occasione anche per dare inizio alla stagione delle politiche attive del lavoro, fino ad ora rimaste sempre trascurate.

“Le risorse potrebbero non bastare – ha commentato – ma il ministro del lavoro Poletti ha ribadito la validità del progetto affermando che, alla peggio, si sarà creata una grande banca-dati con innumerevoli profili di giovani. Francamente, però, non si tratterebbe di un risultato soddisfacente”.
L’auspicio, in ogni caso, è che “Youth Guarantee”, questo il nome del progetto, possa sortire gli effetti sperati, soprattutto per i tanti, troppi giovani senza impiego. “D’altra parte, non si fare a meno di osservare – ha concluso – che sarebbe meglio, se si vuole creare nuova occupazione, alleggerire il carico fiscale e contributivo sulle imprese, in tutte le sue molteplici fattispecie, compresi ad esempio i numerosi balzelli che rendono ancor più caro il costo dell’energia. L’occupazione probabilmente verrebbe da sé – e con essa una maggiore capacità di spesa – se si mettessero le imprese in grado di essere maggiormente competitive”.

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